Romania: referendum omofobo per la “famiglia naturale”, i movimenti lgbtqai+ scendono in strada

Scritto dasu 13 Ottobre 2017

Entro i primi mesi del prossimo anno in Romania si prospetta l’indizione di un referendum per rendere più restrittivo il concetto di “famiglia” contenuto all’interno della Costituzione, al fine di escludere preventivamente un’eventuale (quanto irrealistica) futura possibilità di legalizzare il matrimonio omosessuale. Ciò avviene dopo che tre milioni di persone (su una popolazione totale di circa venti milioni) hanno firmato una petizione per chiedere che la definizione di matrimonio contenuta nella Costituzione venga modificata dall’attuale generica definizione di “unione tra sposi” nella più restrittiva “unione tra un uomo e una donna”. La petizione è stata lanciata dalla “Coalizione per la famiglia” creata nell’autunno 2015 da un gruppo di 30 organizzazioni non governative, molte delle quali di carattere religioso. Organizzazioni violentemente reazionarie che oltre a proporre terapie di conversione per “curare l’omosessualità”, sostengono la limitazione dell’aborto e via dicendo.

 

Nel corso degli ultimi due anni, il dibattito relativo al referendum ha provocato un aumento della violenza omofoba in tutto il paese, tanto in termini di discorsi di odio, quanto di assalti ed abusi fisici contro persone omosessuali. Va peraltro ricordato che in Romania fino al 2001 l’omosessualità era ritenuta un crimine punito dal codice penale con la reclusione. In questo contesto, le individualità ed i movimenti LGBTQIA+ presenti nei diversi territori di uno Stato omofobo non sono però rimasti in silenzio ed hanno anzi preso spazio e parola con una forza senza precedenti. Numerose sono state le proteste in strada, a Bucarest e non solo, mentre si sono rafforzate le alleanze con altre lotte.

 

Abbiamo cercato di inquadrare la situazione e le lotte in corso attraverso lo sguardo di Vlad Viski di MozaiQ – organizzazione comunitaria LGBTQIA+ di Bucarest.

Ascolta la diretta:

referendum romeno lgbtq


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