La posta in gioco dietro la candidatura (sconfitta) di Milano per l’EMA

Scritto dasu 22 Novembre 2017

Lunedì era attesa la decisione dell’UE su dove trasferire due agenzie europee attualmente con sede a Londra ma che, in seguito alla Brexit, necessitano di essere ricollocate sul suolo comunitario: l’Agenzia europea del farmaco (Ema) e l’Autorità bancaria europea (Eba).

 

L’Italia ambiva ad accaparrarsi la prima, l’Ema, tramite la città di Milano, considerata tra le favorite fra le varie metropoli europee candidate per la nuova sede. E in effetti il capoluogo lombardo ha superato le votazioni fino alla fase del ballottaggio, da cui però è uscito sconfitto dopo che il sorteggio ha stabilito che sarà Amsterdam ad ospitare l’Agenzia europea del farmaco dopo il trasloco da Londra.

 

La prospettiva di attirare sul territorio milanese la sede dell’Ema rappresentava un’occasione gustosa agli occhi di quanti speravano di sfruttare l’onda lunga di Expo per continuare a plasmare la città attorno a un modello a base di branding, grandi eventi e attrazione di grossi capitali. Per la sede dell’Agenzia era stato proposto il Pirellone (ex sede della Regione Lombardia) che era riuscito a spuntarla sulle altre sedi proposte, prima fra tutte quella di Expo. Sulla vicenda, poi, sia il sindaco Beppe Sala che il presidente della Regione Maroni speravano di giocare un’importante partita elettorale in vista del voto primaverile.

 

Ma i sostenitori della candidatura milanese sono rimasti a bocca asciutta e, dopo il sorteggio, si è levato un coro di commenti infastiditi, quando non venati da toni sciovinisti e razzisti, conditi da qualche dietrologia sulle ragioni della sconfitta.

 

Ne abbiamo parlato con Abo, compagno di Milano:

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