Il grande gioco di Italia e Francia in Libia

Scritto dasu 18 Settembre 2018

La guerra per la Libia non è mai finita. L’attacco di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti del 2011 ha portato alla caduta e alla morte il raiss di Tripoli, Muammar Gheddafi, ma ha gettato il paese in una guerra civile permanente. Oggi di fatto la Libia, come entità statale autonoma, non esiste più. Le due provincie ottomane, la Tripolitania e la Cirenaica, che il regno d’Italia sottrasse al controllo di Istanbul nella guerra italo-turca del 1911, oggi sono di fatto nuovamente divise. In Cirenaica governa Haftar, mentre la Tripolitania è sede del governo al Sarraj, l’unico riconosciuto internazionalmente, che tuttavia non riesce nemmeno ad essere il sindaco di Tripoli.
La recente rivolta che ha rischiato di far saltare la traballante poltrona di al Sarraj ed è stata rintuzzata solo grazie alle milizie di Misurata, spinte ad intervenire dall’Italia.

La partita vera, che si sta giocando sin dal 2011, ha sul piatto lo sfruttamento delle ricchezze petrolifere del paese, che oggi come allora sono rimaste nelle mani del gigante italiano degli idrocarburi, l’ENI, l’azienda che determina gli orientamenti del governo di turno a palazzo Chigi. La Francia, che appoggia Haftar, sinora, ha raccolto solo briciole.
Qualcosa pare si stia muovendo sotto traccia.
Moavero pare aver inaugurato un modello di relazioni, che, restando il sostegno ad Al Sarrai, apre la possibilità di una relazione stabile con la Cirenaica di Aftar.
D’altra parte in questi anni c’è stato un forte attivismo ENI in Egitto, principale sponsor di Aftar nell’area, ed oggi legato da forti interessi con l’ENI, per lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di gas, frutto delle trivellazioni del cane a sei zampe.

Ne abbiamo parlato con Stefano Capello

Ascolta il podcast:

2018 09 18 Stefano Capello, Libia; terreno di gioco tra Francia e Italia


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