Iran: i timori dei lavoratori (si) manifestano

Scritto dasu 2 Dicembre 2018

L’Iran nell’ultimo periodo è stato scosso da numerose proteste. Lavoratori in picchetto davanti alle fabbriche e insegnanti in agitazione in tutto il Paese sono solo lo specchio di un malessere diffuso e un senso di incertezza che inquieta. Le nuove sanzioni applicate dagli Usa non hanno fatto altro che aggravare una situazione già precaria che vede un tasso di inflazione molto alto così come le percentuali sulla disoccupazione.

Sono diversi i casi di lavoratori che non ricevono il salario da mesi. Come i dipendenti della Haft Tappeh Sugarcane Agro-Industry Company, stabilimento che lavora la canna da zucchero. Nelle ultime tre settimane i lavoratori sono andati più volte in corteo a protestare davanti agli uffici del governatore provinciale: non ricevono i salari ormai da parecchi mesi, chiedono il pagamento degli arretrati.

O gli operai di un’acciaieria, la National Steel Industrial Group che il 10 novembre hanno scioperato per chiedere il pagamento di due mesi di salari arretrati. Qualche giorno dopo sono tornati a bloccare il lavoro; il 14 novembre sono andati in corteo davanti agli uffici dei due deputati eletti nella circoscrizione di Ahvaz, e poi alla sede del governatore. Temono per il proprio posto di lavoro: dicono che da qualche tempo l’azienda non ordina le materie prime necessarie, come se avesse deciso di chiudere.

E sono infatti molte la aziende che chiudono a causa dei dazi imposti. La situazione a detta dello stesso Parlamento è allarmante tanto da spingere Rouhani a pensare di rafforzare l’intervento dello Stato.

Ne abbiamo parlato con Marina Forti, estensore di un interessante articolo uscito su Eastwest

Ascolta la diretta:

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