Molte mosse geopolitiche si concentrano sulla scacchiera sudanese

Scritto dasu 30 Giugno 2019


Probabilmente la zona dove si concentrano più interessi internazionali in Africa in questo momento, data l’incertezza politica, i moti di piazza, le molte risorse da depredare (il petrolio del Sud che non ha sbocchi al mare e invece Port Said) o su cui si sono intrecciati accordi con il passato regime è la zona sudanese e di conseguenza il Corno d’Africa e in parte il Sahel, visto il ruolo di cerniera tra le due macroregioni africane svolto dal territorio sudanese (e dal corso del Nilo, risorsa tra le principali della zona con i vari progetti di dighe); importanti gli interessi cinesi – che non a caso hanno bloccato la risoluzione dell’Onu contro i militari –, ma anche le ingerenze saudite, emiratine ed egiziane si possono considerare centrali per il via libera alle reazioni dei militari… e non possono mancare Usa, che hanno minacciato sanzioni, e Unione Africana, il cui ultimatum scade il 30 giugno.

Abbiamo chiesto a Marco Cochi, curatore del blog “Afrofocus” e anima del centro studi Il nodo di Gordio, un riassunto della storia sudanese degli ultimi anni e quindi un quadro sincronico della situazione in attesa di soluzioni nell’attuale condizione di stallo e tensione dopo la rimozione di al Bashir e le successive stragi perpetrate dai militari ora al potere mentre la popolazione chiede una transizione a un effettivo superamento dell’autocrazia e della giunta militare:

Sudan e suoi condizionamenti geopolitici


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