Aggiornamenti dal campo di Moria, Grecia

Scritto dasu 2 Ottobre 2019

Continua la raccolta di testimonianze dal campo profughi di Moria in Grecia, dove pochi giorni fa è divampato un grave incendio nel quale hanno perso la vita una donna e un bambino. All’interno del campo vivono forzatamente e in condizioni disumane più di tredicimila persone. Raggiungiamo al telefono Sara, al momento sull’isola di Lesbo, che ci racconta la situazione del campo, la vita di ogni giorno al suo interno. Reportage da un luogo che elimina il concetto stesso di umanità.

Lesbo rappresenta il confine più estremo della fortezza Europa, dove le politiche frontaliere assumono caratteri esplicitamente violenti. Per chi vive nel campo però si tratta solo della prima delle frontiere interne al continente che dovranno affrontare. Al sistema dei campi si accompagna infatti un rigido sistema giuridico, capace di tenere sotto ricatto decine di migliaia di persone con la forza dei documenti. Documenti e frontiere rappresentano per migliaia di persone un ostacolo irremovibile sulla strada verso la realizzazione dei propri desideri e di una vita dignitosa, una forma di oppressione mirata e razzializzante, totalizzante nella misura in cui si espande ad ogni sfera della propria vita, dal lavoro alla casa, alla possibilità di poter vivere al fianco di chi si ama. Per decine di migliaia di persone resistere a tali dispositivi è il presupposto alla base delle proprie vite, per milioni di altri una minaccia perenne, una condanna a vita al lavoro nella speranza del rinnovo del permesso di soggiorno. La lotta per i documenti e la lotta alle frontiere continua in tutta Europa.

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