Proxy War, o gestioni diverse del conflitto e delle risorse dei libici?

Scritto dasu 10 Gennaio 2020

Il territorio libico è da secoli spartito da molte diverse trasformazioni del colonialismo e dalle sue molteplici trasformazioni neocoloniali… forse l’ultima di queste è la spartizione intentata dalle due grandi potenze locali come Russia e Turchia, che nell’ambito dell’accordo Turkish Stream (già frutto di accantonamenti di altri gasdotti vagheggiati dagli europei e di accordi unilaterali di spartizioni del mediterraneo centrale) hanno trovato il modo di accordarsi sulla base dell’interesse comune a ottenere dagli accordi tra Erdogan e Putin spazi, risorse, occupazione degli spazi liberati dal ritiro statunitense. E che ha scatenato tutte le diplomazie mondiali per tutelare interessi sì petroliferi, ma anche da quelli relativi ai terminali migratori.

Turchia e Russia intendono muoversi come regolatori del conflitto, impongono tregue – procrastinate per consentire di completare l’occupazione del territorio da parte delle due fazioni – subentrando agli europei… ma forse neanche a loro sarà consentito di condizionare realmente le relazioni tra clan, distinzioni religiose, alleanze di famiglie, che forse utilizzano a loro volta gli appoggi esterni – non ultimi quelli emiratini – per raggiungere maggiori livelli di importanza all’interno dei rapporti autoctoni, sottraendosi ad abbracci troppo mortali con le potenze, in particolare quelle che coltivano interessi religiosi, culturali, ideologici.

E si svolgono anche trame da film spionistico d’altri tempi… la trama si infittisce e anche per questo è importante capire quali sono le caratteristiche di tutti i protagonisti sul terreno e come si sono realmente svolti i fatti in queste polarizzazioni, perciò ci siamo rivolti a Luca Raineri, ricercatore all’Università Sant’Anna di Pisa.

Intersecazioni di interessi e narrazioni autoctone e globali in territorio libico


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