Baraccopoli e sgomberi: in via Germagnano è sempre guerra ai poveri

Scritto dasu 22 Maggio 2020

Nel corso degli anni abbiamo documentato la violenza strutturale che a Torino attraversa determinati corpi osceni all’interno della modernità capitalistica. Costretti a una condizione abitativa ed esistenziale estremamente precaria, moltissimi poveri rom e non-rom sono forzati da politiche bipartisan di controllo e repressione a un costante nomadismo urbano tra baraccopoli e accampamenti di fortuna, in quanto “classi pericolose”.

Così, dopo lo sgombero manu militari della baraccopoli di corso Tazzoli, che esisteva da almeno 15 anni, dopo quello di via Reiss Romoli, dopo le “bonifiche” (termine quanto mai evocativo) in Strada dell’Aeroporto e innumerevoli altri luoghi – gestite tramite dispositivi di più o meno ordinaria amministrazione – il “Progetto speciale campi nomadi” sottoscritto nel dicembre 2019 dalla Regione Piemonte, dal Comune di Torino, dalla Prefettura e dalla Diocesi, dispone di radere al suolo il “campo rom” di Via Germagnano, probabilmente il più grande di Torino da quando l’amministrazione PD sgomberò la baraccopoli di Lungo Stura Lazio con quel progetto di maquillage della storia chiamato “La città possibile”.

Dopo la distruzione di una parte della baraccopoli nei mesi scorsi, nemmeno la pandemia globale ha frenato la furia annientatrice della governance istituzionale, nel silenzio generale della città: da qualche settimana le ruspe hanno ripreso a radere al suolo il campo, giorno dopo giorno, lasciando molte persone povere, spesso senza documenti e quindi senza possibilità di un accesso non-emergenziale all’assistenza sanitaria, senza nemmeno più un tetto sulla testa. I punti ciechi alla base della Democrazia e dello Stato di Diritto si governano con la Polizia. Spaccano le baracche, sfollano i poveri, cancellano le memorie. Con il solito, congruente, business economico.

Come si legge in due note di alcunx solidalx:

(…)Migliaia di persone, a Torino, che riuscivano a sopravvivere grazie alle attività informali legate al mercato di via Carcano e del Balon o a quello di Porta Palazzo, si trovano da due mesi in condizioni devastanti. In questo contesto, il Comune pensa bene di abbattere le baracche che per i residenti di Via Germagnano significano da anni, spesso da decenni, l’unica possibilità di casa possibile.
Le conseguenze umane, sanitarie e materiali causate da questa come da altre miserabili decisioni politiche di questi tempi, continuano ad essere pagate dai settori di popolazione più poveri già strutturalmente esclusi, sfruttati e razzializzati
.”

(…) mentre venivano sgomberate in Piazza Palzzo di Città decine e decine di persone che resistevano davanti al Comune da 8 giorni buttate per strada dopo la chiusura del “Punto Emergenza Freddo” di Piazza d’Armi, sono arrivate le ruspe a distruggere le famose baracche – per niente “vuote” – del campo di via Germagnano, sequestrate qualche giorno fa, quando le misure di confinamento erano ancora più rigide. Da quel giorno varie persone del campo sono rimaste senza casa.
Questo è il loro decoro. Infinita è la nostra rabbia
.”

Abbiamo deciso di tenere uno spazio settimanale direttamente dalla baraccopoli, contro il tentativo istituzionale di far sparire le persone povere di questa città, per immaginare possibili forme di solidarietà.

Venerdì 22 maggio, alle 4 di questa mattina la polizia municipale è entrata in forze per sigillare altre baracche abitate da famiglie. Gli sbirri sono rimasti nel campo diverse ore, mentre le persone sgomberate e spaventate non hanno nessuna alternativa abitativa.
La richiesta degli abitanti è che chi è in zona e può provi ad avvicinarsi con modi opportuni per portare solidarietà:

 

Giovedì 21 maggio, gli abitanti di via Germagnano oggi lottano contro la fame, contro lo sgombero, per curarsi della propria salute:


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