Tra fuga e resistenza, a Torino è caccia ai poveri

Scritto dasu 22 Febbraio 2021

Dopo lo sgombero dell’ultima baraccopoli di via Germagnano a ferragosto, in piena pandemia, e quello di via Reiss Romoli dove alcunx sgomberati avevano trovato riparo, la logica istituzionale nei confronti di chi a Torino non può permettersi una casa resta una sola: la sacrificabilità. Poveri sgomberati, sfollati, cacciati, di quartiere in quartiere, di strada in strada, con il freddo glaciale è sempre più difficile garantirsi un minimo spazio di esistenza in città, figurarsi un luogo sicuro in cui vivere.

Nelle settimane in cui si registra una vergognosa operazione “antidegrado” da parte di polizia e vigili urbani contro i senzatetto, portati via o allontanati dal centro di Torino, mentre venivano distrutti i cartoni e materassi che servivano loro da giaciglio; a due mesi di distanza dall’emendamento promosso dal fascista Maurizio Marrone e approvato dalla Regione Piemonte, che prevede sanzioni tra i 250 e i 1.000 euro per chi pernotta in tende o altri veicoli al di fuori delle aree di campeggio consentite, lasciamo la parola a Jean, compagno sentito più volte negli anni ai microfoni di Radio Blackout.

Il punto di vista di chi le istituzioni cercano  semplicemente di fare sparire, nel silenzio generale.

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