Fedez, l’Eni e il DDL Zan

Scritto dasu 4 Maggio 2021

Il palco del concertone del primo maggio, il cui principale sponsor quest’anno era l’ENI, il gigante energetico italiano, che orienta le politiche neocoloniali dell’Italia in Africa e non solo, ha puntato per la propria operazione di pinkwashing su Fedez, abile comunicatore, che si è fatto promotore del DDL Zan, suscitando l’indignazione ad orologeria di Salvini, dell’immancabile Pillon, e una polemica sulle ingerenze censorie della RAI.
Un bel polpettone che ha animato l’intero settimana ed ha trasformato Fedez in nuovo eroe di certa sinistra perbene a caccia di voti per la competizione elettorale di settembre.
Curiosa l’ingenuità dei dirigenti RAI nel gestire Fedez nella telefonata di pressioni private, divenuta un tormentone sui social, dove si è scatenato un tifo da stadio. Come non immaginare che uno che vive in diretta continua sui social avrebbe filmato e registrato ogni parola? Fedez ha regalato ai propri sponsor anche l’occasione per tentare un rimpasto in RAI, che il governo giallo-verde aveva colonizzato, senza neppure concedere qualche poltrona ai perdenti.
Questa vicenda ci interroga sulla politica all’epoca del marketing, quando per “vendere” un prodotto serve un testimonial efficace, che – non casualmente – passa in due giorni dal DDL Zan allo smalto per le unghie. I pubblicitari che gestiscono queste operazioni hanno in mano statistiche ricavate dai dati che tanti di noi mettono a disposizione gratuitamente. Il cerchio si chiude.

Sullo sfondo, remote, ancora una volta invisibilizzate, le vite concrete delle persone lgbtiq, che ogni giorno devono fare i conti con l’omotransfobia, con gli insulti, la violenza, le discriminazioni.
Una ragione in più per dare forza ai percorsi di autonomia politica, di sottrazione conflittuale dai teatri della politica e del marketing.

Abbiamo commentato la notizia con Sbrock, conduttore di Malormone

Ascolta la diretta:


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