Takouba, una missione senza scrupoli né discussioni
Scritto dainfosu 9 Maggio 2021
Il Sahel è un’area molto importante per l’Occidente, la Francia in particolare, viste le risorse (Uranio, petrolio) e per la collocazione che mette in collegamento il Mediterraneo maghrebino con l’Africa centrale. Ma è anche in subbuglio, perché il jihad ha buon gioco a inquadrare la miseria derivante dalla desertificazione, dalla trasformazione della proprietà della terra (monocultura e controllo delle acque) e dalle predazioni dei paesi colonialisti.
Di qui la necessità di occupare in forze militarmente il territorio: la Francia già da anni ha dislocato la missione Barkhane, intervenendo in Mali, ora si avvia Takouba, una ancora più mirata missione internazionale, a cui partecipano truppe dell’esercito italiano, con regole d’ingaggio sconosciute, sotto il comando francese, e a seguito di un voto parlamentare datato e approvato su un testo fumoso inserito nel finanziamento delle spese militari all’estero, dalle quali emerge l’impegno di 200 militari, 20 carri armati e 8 elicotteri.
Abbiamo preso spunto da due articoli per affrontare questo spinoso argomento: uno è una ridicola marchetta di Formiche.net, che ha intervistato Giulio Sapelli per spingere il governo italiano a una maggiore intraprendenza nel “fare affari”, tradotto: vendere armi anche e soprattutto ai “dittatori” come al-Sisi, nonostante tutto, per risultare competitivi con l’assenza di scrupoli di Macron, soprattutto in Africa.
Invece l’articolo serio è comparso su “Pagineesteri.net”, lo ha firmato Antonio Mazzeo: “Italia in Mali. Assieme ai golpisti per fermare i flussi migratori e ‘stabilizzare’ il Sahel“. Abbiamo sentito l’estensore di questo secondo articolo per inquadrare meglio questa “stabilizzazione” e già dall’inizio ha avuto modo di rassicurare Sapelli, perché ci ha fornito una informazione poco conosciuta e cioè che su quei Rafale venduti dai francesi all’Egitto verranno montati sistemi d’arma di Leonardo-Finmeccanica: cioè le due potenze coloniali collaborano sia attraverso i grossi rami d’azienda (Eni e Leonardo per l’Italia; Total e Dassault per la Francia). Macron ha potenziato enormemente il dispositivo militare dislocato in Sahel, perché la minaccia e forte quanto gli interessi, soprattutto ora che è morto Déby costituendo un nuovo motivo di preoccupazione. E la Francia è solita imporre regimi golpisti laddove vede lesi i suoi interessi da forze insorgenti, come è capitato proprio in Mali, dove si andrà a sostenere con Takouba una giunta militare, instaurata da un anno proprio dai francesi di Barkhane
Vengono legittimate le intrusioni europee in Sahel a difesa degli interessi predatori dalla necessità di contrastare gli uguali interessi energivori di Russia e Cina (e Turchia, che è il vero competitor italo-francese): giustificazioni per imprese militari costosissime e che servono per difendere la presenza africana (Angola, Mozambico, Nigeria) dell’Eni – oltreché per giustificare la spesa in attrezzature militari e dell’intero comparto della Difesa.
I francesi hanno un numero spropositato di cacciabombardieri nell’area, una quantità di uomini che potrebbe contrastare una potenza suo pari nell’area e in quasi un decennio non è riuscita a limitare lo sviluppo di milizie e di gruppi insorgenti: la lotta al jihad è solo la foglia di fico, e dunque la crescita della sfida islamica va mantenuta per poter legittimare le missioni e imporre l’accesso al mercato africano; e non va dimenticato Biden, che ha rilanciato Africom, l’agenzia americana di penetrazione dell’Africa da parte dei militari statunitensi: è in preparazione un’esercitazione che si svolgerà in Marocco, come in finale del suo intervento ci rivela Antonio Mazzeo per illustrare la corsa di tutte le potenze grandi, medie e piccole per trasformare il continente come il più grosso mercato di armi mondiale, soprattutto proprio in Sahel.
Di tutto questo e molto altro abbiamo parlato con @mazzeoantonio: