Affermazione di genere: una corsa ad ostacoli

Scritto dasu 31 Maggio 2022

I primi 40 anni della legge sulla transizione di genere, la logica binaria e patriarcale che la pervade, e la situazione concreta in Piemonte e non solo.
La legge 164 del 1982 ha chiuso le sue prime quattro decadi. Fra fine anni ‘70 e inizio anni ‘80 persone trans e alleatx con la mobilitazione e la lotta ottennero che ci fosse una legge che, in un’epoca in cui nulla era permesso, consentisse cambi anagrafici e autorizzasse trattamenti farmacologici e chirurgici alle persone trans.

Le istanze di quel movimento furono però smorzate dagli organi dello stato. Si premurarono di scrivere un testo che garantisse la persistenza del binarismo di genere, difendesse l’istituto del matrimonio eterosessuale e perpetuasse il controllo sui corpi e le esistenze di chi vive ai margini della società eterocispatriarcale.

La 164/82 è una legge punitiva.
In questi anni ha costretto le persone trans a mutilazione, sterilizzazione, patologizzazione, stigma e continua a sottoporre al giudizio dei tribunali il riconoscimento dei nomi d’elezione.

Le modifiche del 2019 hanno lievemente migliorato la situazione, ma non hanno cambiato la sostanza.
Il percorso di chi sceglie di fare un’affermazione di genere è una corsa ad ostacoli, con tante trappole lungo il cammino, perché il binarismo di genere dominante mira alla normalizzazione dei corpi e delle identità dissidenti, imponendo modelli stereotipati di “maschile” e “femminile”, sdegnando le identità fluide, fuori dagli schemi, anomale e orgogliose di esserlo.
Ne abbiamo parlato con Filomena Sottile di Sei Trans?

Ascolta la diretta:


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