Alfredo Cospito. Lo Stato lo condanna a morte

Scritto dasu 28 Febbraio 2023

La decisione della Cassazione di respingere l’ultimo ricorso al 41bis è una condanna a morte per Cospito.
Non sono bastate le prese di posizione di interi pezzi dello stesso apparato giudiziario e di polizia a bloccare la macchina della repressione, cominciata con la decisione di ridefinire l’attentato senza vittime di Fossano come attentato contro la sicurezza dello Stato. Un reato rimasto in fondo alla cassetta degli attrezzi disponibili, ripescato per sancire la sacralità dello Stato, una sacralità che seppellisce all’ergastolo chiunque osi infrangerla.
Nessuno deve intaccare il 41 bis, un dispositivo pensato per torturare, ricattare, annientare. Lo sciopero della fame di Cospito ha consentito che il buio quasi totale delle celle di isolamento venisse filtrato da un po’ di luce.
E rischiava di accendere un riflettore su quanto sta avvenendo nelle carceri: dalla strage del Sant’Anna di Modena, sino alla normalità dei pestaggi nelle prigioni. Neppure i processi intentati contro le guardie responsabili di infinite violenze contro i detenuti a Santa Maria Capua Vetere, Torino, Ivrea, Biella riescono a rendere meno opache quelle mura.

Cospito morirà. Gli spazi giuridici sono ridotti a lumicino, pressoché impalpabili. Resta forse un ricorso urgente alla Corte Europea per i diritti dell’uomo, ma è una possibilità decisamente esile.

A questo punto l’auspicio è che gli venga lasciata la dignità della sua scelta, senza interventi coattivi. Alfredo Cospito ha dichiarato esplicitamente di non voler vivere nell’isolamento quasi totale cui è sottoposto chi è al 41 bis. Una prigione per vivi.
Il comitato di bioetica, nonostante una vasta giurisprudenza impedisca di sottoporre Cospito all’alimentazione forzata, è spaccato al proprio interno, tra chi suggerisce che se ne rispetti la volontà e chi vorrebbe fosse trattato da matto e quindi sottoposto a TSO, Trattamento Sanitario Obbligatorio.
La psichiatria ruberebbe a Cospito l’ultima libertà che gli resta: quella di decidere sul proprio corpo.

Il governo, in difficoltà su più fronti, punta alla criminalizzazione del movimento anarchico e dell’intera opposizione sociale. Meloni e la sua gang fascista, dopo aver esordito con le leggi anti rave e contro le ONG, punta all’introduzione del reato di “terrorismo di piazza” ed è a caccia di pretesti per farlo passare senza troppa opposizione. É quindi probabile che, come sta succedendo ormai da un mese e mezzo, l’asticella della canea mediatica e politica si alzi di fronte alle legittime risposte di piazza a quest’ultima decisione della Cassazione.
Una svolta autoritaria potrebbe essere alle porte.

Ne abbiamo parlato con Gianluca Vitale, uno degli avvocati nel processo Scripta Manent

Ascolta la diretta:

L’assemblea torinese contro il 41 bis ha indetto per il 4 marzo un corteo a Torino


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