Serbia: uno sguardo d’insight sulle mobilitazioni

Scritto dasu 14 Febbraio 2025

Il 28 Gennaio Miloš Vučević ha dato le dimissioni a seguito delle grandi proteste nel paese, ma allo stato attuale è ancora il primo ministro e l’assemblea serba non ha ancora approvato le dimissioni.  Questo non ha indebolito minimamente le mobilitazioni che hanno continuato ad occupare le strade anche dopo la  pubblicazione di 1003 documenti voluta dal govermo di Vučević nel tentativo di riguadagnare terreno e consenso. I documenti sono relativi al corollo della pensilina che l’1 Novembre ha ucciso 15 persone, diventando simbolo della corruzione del paese e delle rivolte contro di essa.

Ancora si registra un clima di grande euforia dalle piazze che stanno riuscendo a riportare la politica nella “cosa comune” in contrasto ad un progressivo distanziamento delle politiche di governo dai sui cittadini. La forza è stata tale da controbilanciare la fatica di studenti barricati da mesi nelle università, dove ancora rimangono e tanta da aver contagiato altri paesi dei Balcani: un esempio ne è la Croazia, dove da tre settimane ogni venerdì vi sono dei boicottaggi per contestare l’inflazione e che ora si stanno espandendo anche in Montenegro, Macedonia del Nord fino alla Bosnia.

Le proteste contro il governo e Vučević stesso non sono un novità e infatti sono in corso da 10 anni ma con una differenza sostanziale: mentre le precedenti proteste avevano delle richieste molto vertenziali (con riferimenti specifici alla politica dei partiti), la mobilitazione in corso adesso è fondamentalmente apartitica, con rivendicazioni a largo cappello facenti riferimento allo stato di diritto. E’ proprio la lotta alla corruzione che ha permesso il superamento delle ideologie politiche di riferimento verso un fronte allargato comune.

La Serbia è infatti uno stato il cui  consenso è costruito su un ampia rete di corruzione nepotismo e favoritismi. Il fatto di essere parte di questa rete di potere è la moneta di scambio per il consenso, riuscendo a far arrivare le logiche di partito in tutte le frange della società. Proprio da questo deriva la larga diffusione della corruzione che viene contestata, così come la larga risposta che ha raggiunto persino aree provinciali dove la mobilitazione non c’era mai stata prima.

In ultimo la portata inedita inedita di queste moblitazioni è tale proprio perché evita di finire nelle grosse divisioni che caratterizzano la società serba. Divisione come l’indipendenza del Kosovo rimangono questioni scottanti che attraversano tutta la società e le opinioni contrastanti che appartengono alle varie fasce della popolazione ora in piazza rimangono una  sfida che nell’evoluzione delle mobilitazioni resta un’incognita.

Ne parliamo con Tommaso e Rodolfo, autori della newsletter sui Balcani Balkan Brew, che hanno avuto modo di recarsi ad osservare le proteste in Serbia:

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