In preparazione al corteo del 25 maggio a Parma contro carcere, 41 bis e isolamento, pubblichiamo un’intervista all’Avvocato Caterina Calia di Roma sull’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario.
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Nel carcere di Parma sono rinchiusi oltre 600 prigionieri, la capienza regolamentare è di 350. Al suo interno vi sono, inoltre, una sezione per paraplegici, una sezione protetti, e una sezione di Alta Sicurezza articolata in AS1, AS3, 41bis. Oltre 50 detenuti sono in 41 bis, tra di essi il compagno Marco Mezzasalma, condannato a due ergastoli nei processi contro le Brigate Rosse – Partito Comunista Combattente.
L’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario è tortura perché stabilisce l’isolamento del prigioniero per la durata di 4 anni, prorogabile di due anni in due anni, con decisione centralizzata del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in base alle relazioni della direzione carceraria. In tutte le altre carceri la logica del 41 bis viene assunta in toto e rivolta ad ogni prigioniero che non si adegua alle regole imposte e per questo viene punito con l’isolamento del 14 bis. Lo scopo è lo stesso: tentare di impedire metodicamente i rapporti tra i prigionieri e romperli. Questo per distruggere ogni solidarietà individuale, ma soprattutto collettiva e, così, prevenire ogni lotta e ribellione.
Il 41 bis incarna la logica della differenziazione e della divisione fondata sul ricatto premio/castigo, esso è la punizione estrema agitata a monito di tutti.
In preparazione al corteo del 25 maggio a Parma contro carcere, 41 bis e isolamento, pubblichiamo un’intervista all’Avvocato Caterina Calia di Roma sull’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario.
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