Parigi: prime riflessioni dopo gli attentati di venerdì sera

Scritto dasu 16 Novembre 2015

Abbiamo parlato questa mattina con Simona, ricercatrice e dottoranda presso l’Université Paris Ouest Nanterre che da qualche anno vive a Parigi. La capitale francesce venerdì notte è stata teatro di sette attentati compiuti a pochi minuti di distanza uno dall’altro nel centro della città. I morti sono al momento 129 e i feriti circa 350, di cui molti ancora in gravi condizioni.

Al di là delle narrazioni e facili polarizzazioni apparse fin da subito su giornali e media mainstream, le abbiamo chiesto qual è al momento il clima nella metropoli francese e quali sono, dal suo punto di vista, gli elementi più importanti da tenere presenti all’indomani dell’attacco, che presenta similitudini ma anche grandi differenze rispetto agli attacchi del gennaio scorso contro la redazione di Charlie Hebdo e l’hypermarché casher.

Ancora una volta il passato coloniale della Francia  fa sentire tutto il suo peso, con le sue riattualizzioni nelle guerre in corso e il suo ruolo fortemente aggressivo sul piano militare che in Africa e Medio Oriente dura da almeno 15 anni. Ma il colonialismo francese e le sue conseguenze si manifestano in differenti modi anche all’interno del paese, in quei luoghi e nelle vite di quei soggetti che improvvisamente, dagli spazi dell’esclusione e della marginalizzazione, riprendono centralità, perché sono utili a incarnare la comparsa di generici “folli” convertiti all’islam radicale nel cuore della vecchia Europa. Letture troppo facili ed inutili, a nostro avviso, perchè non chiamano mai in causa, in modo critico, le linee della razza, della classe, la ghettizzazione sistematica, la necessaria distanza da mantenere rispetto ad un “centro” che venerdì è stato completamente sconvolto. I giovani delle banliue, i “radicalizzati”, gli esclusi che appartengono a certi settori di società, non vengono interrogati se non attraverso consuete retoriche e descrizioni colme di pregiudizi.

Sicuramente il tempo che ci separa dagli eventi di venerdì è ancora troppo breve per capire cosa succederà rispetto ai dispositivi di controllo e repressione che saranno sicuramente dispiegati con maggiore intensità in certe zone delle grandi città e nei confronti di soggetti ben precisi. In ogni caso, queste prime riflessioni sono da tenere presenti proprio in vista di quello che verrà e nell’ottica di costruire una capacità critica e comunicativa che è necessario ampliare.

Ascolta il contributo di Simona:

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