[aggiornamento] Fronte Mosul. L’avanzata dai mille volti

Scritto dasu 19 Ottobre 2016

 

mosulÈ cominciata domenica sera l’offensiva finale per la riconquista di Mosul, seconda città più grande dell’Iraq, attuale baluardo dello Stato Islamico. Le forze in gioco nei pressi dell’area di dominio del califfato sono incredibilmente variegate e le alleanze instauratesi per l’occasione a dir poco traballanti. Sullo scacchiere ci sono differenti attori politici, che hanno in comune solo la necessità di contrastare Daesh, rafforzando la propria influenza militare e politica sul territorio. Oggi, in quell’area Daesh non serve nemmeno a chi in passato l’aveva sostenuta.
Il governo iracheno, presieduto dal premier Haydar al-‘Abadi, si serve delle milizie sciite, dotate di una forza militare di cui egli non è in possesso, cercando in questo modo di riottenere, e di conseguenza consolidare, una posizione di forte egemonia sciita su tutto il territorio. L’Iraq, alleato da una parte con le forze iraniane e dall’altra con quelle statunitensi, può dunque sentirsi libero di muoversi all’interno della regione. La Russia di Vladimir Putin, invece, guarda con interesse il susseguirsi degli eventi, essendo presente nella zona siriana ed essendo inoltre storica alleata dell’Iran, che ultimamente ha aperto il dialogo con gli Stati Uniti. La Siria, sotto il regime di Assad, è sostenuta attivamente governo russo, mentre la Turchia, anch’essa in marcia verso la città di Mosul, viene fortemente osteggiata dal governo iracheno che preferirebbe limitare la propensione espansionistica di quest’ultima a Nord dell’Iraq. All’interno di queste dinamiche si inseriscono anche i Peshmerga del Kurdistan iracheno, i quali, sotto la direzione del presidente curdo
Mas’ud Barzani, pare che non disdegnino affatto una certa vicinanza con lo stato turco. Radicalmente differente è invece la questione che coinvolge i curdi provenienti dall’esperienza del confederalismo democratico in Siria; mossi da scopi opposti a quelli della Turchia e dei suoi alleati turcomanni, optano per un intervento in un  momento estremamente delicato per la sopravvivenza stessa delll’esperienza del confederalismo democratico. Le forze turche sono sia nei pressi della città di Kobane che nel sud-est della regione del Rojava, minacciando da vicino l’area del Kurdistan siriano.

In questo contesto, intricato quanto di cruciale importanza, si inserisce l’inquietante prospettiva di un assedio che potrebbe protrarsi per mesi, se non addirittura per anni, causando il massacro di una consistente parte della popolazione civile di Mosul, confermato dalle sempre più ricorrenti “necessità” strategiche che portano al ricorso ai raid aerei, prassi del sistema di supporto bellico occidentale.

Ne abbiamo parlato con Stefano, un compagno torinese esperto di geopolitica.

Ascolta la diretta:

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Un ulteriore approfondimento è stato svolto oggi (19 ottobre 2016) con Chiara Cruciati, corrispondente del Manifesto e caporedattrice di Nena News Agency

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