“Reddito di cittadinanza”, una misura escludente
Scritto dainfosu 6 Febbraio 2019
Da quando il reddito di cittadinanza è stato declamato, il suo concretizzarsi ha trovato numerose evoluzioni. L’entrata in vigore dello stesso, prevista il 6 marzo (anche se i primi a percepirlo sarà da aprile), presenta ora delle criticità importanti. Il requisito di residenza in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due consecutivi, previsto dal «reddito di cittadinanza» è incostituzionale e iniquo perché esclude le persone straniere regolarmente presenti in Italia; i senza dimora, a prescindere dal fatto che siano o meno cittadini italiani; i possibili immigrati italiani residenti all’estero e di ritorno in Italia. Senza contare che le risorse stanziate risultano, ad un’analisi più dettagliata, incapaci di coprire l’intera platea dei poveri assoluti (4,9 milioni per il governo Lega-Cinque Stelle; tra i 2,4 e i 2,7 milioni per Inps e Istat) che hanno un reddito Isee inferiore ai 9.360 euro. Da questi dati, si evince un quadro tutt’altro che sereno e quello che era stato tanto decantato come una misura all’avanguardia si sta rivelando l’ennesimo tassello di un sistema che continua a emarginare la povertà assoluta.
Ne abbiamo parlato con Roberto Ciccarelli, giornalista de Il Manifesto