Francia. Carosello di manganelli e lacrimogeni
Scritto dainfosu 18 Maggio 2021
Con Gianni Carrozza, redattore di Radio Paris Plurielle, dove conduce “Vive la sociale!”, abbiamo analizzato le piazze francesi del primo, del 9 e del 15 maggio, per capire meglio le logiche che determinano un alternarsi tra repressione e lassaiz faire, che, anche grazie alla crescente pressione disciplinare legata alla gestione della pandemia, concedono o chiudono spazi secondo criteri, che hanno ben poco a che fare con la tutela della salute.
La legge di sicurezza globale, nonostante la forte opposizione di piazza, è stata approvata definitivamente. Gli ampi regali ricevuti dall’esecutivo non sono bastati ai poliziotti che hanno effettuato diverse manifestazioni di protesta.
Sul piano sociale la riforma più rilevante è quella dell’assegno di disoccupazione, che verrebbe ridotto di circa un terzo. Un duro colpo per i tanti che hanno perso il lavoro in quest’anno pandemico. Numeri destinati a crescere nei prossimi mesi quando verrà revocato il blocco dei licenziamenti.
Particolarmente colpiti gli intermittenti dello spettacolo, che sono stati molto attivi in lotte culminate in duecento teatri occupati per oltre due mesi. Questi lavoratori, anche se ora i teatri ed i cinema stanno riaprendo, rischiano, visto l’andamento intermittente della sindemia, di lavorare molto poco.
Per Macron il virus non va scuola, non va a lavorare, non prende l’autobus, ma va al bar, al cinema, a teatro.
Una situazione potenzialmente esplosiva in un quadro sociale in cui tante fabbriche chiudono, lasciando a casa chi ci lavorava.
Non solo. Secondo una stima i posti in nero scomparsi nella sola area metropolitana di Parigi sarebbero circa 140.000.
Crescono quindi il malcontento e la diffidenza verso il governo che inevitabilmente si riversano anche nelle piazze.
La risposta del governo è forte e chiara: una crescente stretta disciplinare nei confronti dei movimenti sociali, che impensieriscono l’esecutivo.
Le cariche al corteo di testa il primo maggio, con la complicità passiva ed attiva del servizio d’ordine del CGT, sono il segnale sul quale sarà necessario riflettere nei prossimi mesi.
Il 9 maggio il corteo per il clima si è svolto senza problemi, perché in questo caso la polizia ha deciso di non intervenire.
Il 15 maggio la manifestazione in solidarietà alla popolazione palestinese nel popolare quartiere di Barbes è invece stata attaccata con lacrimogeni, granate assordanti e manganelli prima ancora della partenza.
I prossimi mesi saranno cruciali.
Ascolta la diretta con Gianni Carrozza: