Kazakistan: una rivolta che mina gli interessi economici di grande potenze mondiali.

Scritto dasu 13 Gennaio 2022

Provando ad andare al di là dello scontro geopolitico e imperialista come unica chiave di lettura per la situazione in corso in Kazakistan, è nella natura economica e commerciale dei rapporti che si intersecano nell’area che va individuato il nocciolo della questione. Proprio per questo motivo Lorenzo Lodi, ricercatore e collaboratore del sito La voce delle Lotte, propone in un suo articolo (consultabile a questo link https://www.lavocedellelotte.it/2022/01/08/le-proteste-in-kazakistan-e-limperialismo-anche-italiano/) un’analisi del contesto che tiene conto di numerose variabili.

Oltre al ruolo della Russia di Putin, incaricata in qualche modo di essere garante degli interessi degli USA da un lato e di assicurare una via commerciale alla Cina dall’altro, è significativo il ruolo dell’Italia che detiene il secondo posto in qualità di paese esportatore di petrolio dal Kazakistan. Le multinazionali occidentali dell’energia, come ENI, hanno assunto infatti il monopolio della produzione e dell’esportazione del petrolio mantenendo in un ruolo subordinato e di dipendenza un paese come il Kazakistan.

La rivolta in Kazakistan mostra le interconnessioni di alcuni temi centrali oggi, tra i quali l’aumento del prezzo dell’energia, lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, la massimizzazione dei profitti da parte dei grandi colossi mondiali responsabili del cambiamento climatico e la tolleranza dei governi occidentali nei confronti di atti di repressione statale violentissimi, come è accaduto recentemente al confine tra Biellorussia e Polonia, per mantenere e alimentare i propri interessi energetici nelle aree in cui esplodono conflitti per l’insostenibilità delle condizioni.

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