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Sabato e domenica si è svolto in Egitto il ballottaggio tra Mursi – candidato dei Fratelli Musulmani – e Shafik, ex primo ministro di Mubarak, uomo che promette la continuità laica con il regime precedente.
Il risultato definitivo della consultazione verrà reso noto solo giovedì: ne frattempo le due opposte fazioni si attribuscono entrambe la vittoria.
Questa consultazione si è svolta a parlamento sciolto dalla Corte Costituzionale, i cui membri sono stati designati dal precedente esecutivo: siamo di fronte ad un evidente scontro di poteri, tra vecchi e nuovi padroni dell’Egitto, tra ultraliberisti confessionali e conservatori laici ed autoritari.
Di piazza Tarhir, della lotta che ha visto protagonista una nuova generazione di egiziani, resta ben poco.
Anzi. Il nuovo Egitto ha dichiarato illegali le organizzazioni sindacali, che in precedenza, pur sotto il tallone della repressione, erano riconosciute dal regime.

Ne abbiamo parlato con Paolo Gribaudo, corrispondente dal Cairo del quotidiano il Manifesto.

Una lunga giornata di resistenza agli sfratti a Torino, dove da un paio di anni si è sviluppato un movimento di resistenza agli sfratti, che contrasta le operazioni di polizia e ufficiali giudiziari.
La Questura ha provato a mettere in difficoltà il movimento concentrando in una sola giornata numerosi sgomberi. Non ci è riuscita.
Intorno alle sette del mattino la polizia carica i solidali nell’androne di una palazzina di corso Cosenza e sfratta una donna e i suoi due bambini. Le cose vanno meglio in via Montanaro dove la polizia fa marcia indietro e gli inquilini ottengono una proroga sino a settembre. La protesta si sposta in via Cuneo: anche qui lo sfratto viene rinviato.

La lettera non è stata firmata anche da Alessio per difficoltà con la corrispondenza. Ciao! Siamo Juan, Maurizio e Marcelo, siamo vostri coimputati; è probabile che non ci conosciamo. Qui vogliamo proporre una base minima per il processo. Scrivendoci fra noi sono uscite delle perplessità, degli interrogativi rispetto a come affrontare il processo sugli scontri […]

Il giorno dopo la tornata elettorale in Grecia, Daniele di Etinomia, valligiano e resistente notav, ci racconta le sue impressioni a spasso per Atene, tra scenari apocalittici ed esperienze di autogestione. Ascolta la diretta [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/Daniele-Grecia.mp3|titles=Daniele-Grecia] Scarica file

La crisi dell’euro, le convulsioni all’interno dell’Unione Europea, le pressioni degli organismi di governance mondiale, vanno compresi e smontati pezzo a pezzo per cogliere l’intima trama di vicende narrate dai media come una sorta di telenovela a puntate tutte uguali.
Quello che stiamo attraversando è un vero salto di paradigma, che – nei fatti- ha già mutato il volto del capitalismo e sta ridefinendo il ruolo degli stati nazionali.

Viviamo un passaggio di epoca in tempo reale, questa condizione viene solitamente chiamata globalizzazione: il suo dio è la moneta, il suo rito è la legge di mercato, i suoi sacerdoti sono le élite statuali, i suoi guardiani sono gli eserciti e le polizie in ogni dove, i suoi strateghi sono gli operatori bancari e della teocrazia finanziaria, i suoi sudditi sono i cosiddetti popoli sovrani, i suoi cantori sono gli intellettuali (giornalisti inclusi) decerebrati senza spina dorsale, le sue favole sono i regimi di democrazia rappresentativa, la sua ideologia egemonica è la comunicazione virtuale.

L’accelerazione verso una progressiva e potente spinta alla delocalizzazione di qualsiasi asse produttivo e riproduttivo – dall’alimentazione ai farmaci, dalla forza-lavoro al sapere diffuso, dall’economia reale della produzione e della distribuzione al consumo di massa e parcellizzato al tempo stesso – ha spiazzato un assetto della politica che per secoli si è articolato sull’istanza nazionale. Il che non implica un’automatica cessazione di funzione dello stato, uno Stato che ridimensionando gli ammortizzatori sociali si ritrova oggi snello e in forma per rafforzare ulteriormente le sue funzioni vitali: quelle di ordine pubblico, attraverso il duplice ricatto della fabbricazione del nemico interno e del nemico esterno.

I meccanismi della globalizzazione obbligano lo stato nazionale a dismettere parte della propria sovranità politica ed economica che viene sussunta su scala sovranazionale attraverso dispositivi di governance (Fmi, Bce, Nato, etc).

Lo spazio della politica si riduce drasticamente, a favore della gestione, dell’amministrazione, della governance si restringe sino a richiedere l’esautorazione delle stesse forme della democrazia parlamentare: i luoghi collettivi scompaiono a vantaggio di organi monocratici della decisione politica. L’autoritarismo leaderista e individualista si afferma nelle sfere più disparate, incentivato tanto da procedure elettorali segnate dal marketing politico, quanto da spostamenti significativi della deliberazione politica vera e propria in capo a singoli individui e non più ad assisi parlamentari.

Parlare pertanto di crisi in questi tempi è riduttivo, giacché l’ossatura del dominio sta conoscendo una immensa ridislocazione a livello globale, con la ridefinizione di egemonie planetarie, che hanno segnato gli ultimi due secoli. Emergono nuove potenze globali che cercano di scalzare dal trono quelle vecchie.
L’assedio all’Europa dell’euro e, più in generale, all’Occidente da parte della teocrazia finanziaria che usa il declassamento delle aziende-stati e lo spread-totemico per imporre il terrore di un dio senza misericordia, delineano una guerra guerreggiata sia a colpi di missili telecomandati da satelliti geostazionari, sia a colpi di brokeraggio borsistico.

L’Italia è stretta in questo fuoco, scivolando lentamente ma forse inesorabilmente verso una condizione di impoverimento, tra crescenti convulsioni.
Qualsiasi governo non può che tentare di governare una obiettiva riduzione di sovranità, per cercare di mantenere il proprio ruolo. Non potrebbe comunque fare altrimenti perché la gerarchia globale è l’orizzonte necessario alla propria sopravvivenza come elite di governo. Dall’altro, coloro che subiscono gli effetti della convulsione, che si traducono letteralmente in politiche omicide, si ritrovano affamati e privati di risorse: dalla precarietà esistenziale come forma-di-vita stabile e permanente all’erosione di redditi, dalla devastazione ambientale al parossismo consumistico in materia energetica, dal controllo tecnologico di ogni aspetto della vita pubblica e privata alla mercificazione e umiliazione di uomini e, soprattutto, donne, dalla macro-violenza proveniente dall’alto delle istituzioni alla micro-violenza mimata che si scatena irrefrenabile.

Ne abbiamo discusso con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’Università di Palermo.

L’EXPO è il grande affare del decennio. Come dimenticare l’ira dell’allora sindaco di Torino, Chiamparino, quando il governo Berlusconi scelse l’azzurra Milano?
Nel gioco delle poltrone Milano è passata al centro sinistra e Pisapia ha appena annunciato le dimissioni da commissario straordinario per l’EXPO. O, Forse, no.
In ballo c’è una montagna di soldi, i soldi per le infinite – spesso inutili e dannose – infrastrutture, messe in piedi con il pretesto di questo enorme scatolone vuoto. Si va dalla tangenziale est alla Brebemi, dalla pulizia etnica di certe zone. Così l’EXPO diviene l’ennesima operazione paradigmatica di come si possano spendere montagne di soldi pubblici per fini privatissimi.
Pisapia fa il braccio di ferro con il governo perché vorrebbe sforare i conti, Monti ha risposto picche.
Abbiamo provato a capirne di più, parlandone con Abo, un compagno di “Pianoterra” di Milano, che segue con attenzione le vicende della kermesse milionaria.

Ieri i lavoratori di Basiano (provincia di Milano), hanno vissuto una giornata campale della loro lotta di fronte ai cancelli della Logistica del Gigante. Da tre giorni gli scioperanti si erano costituiti in presidio e picchettavano ai cancelli contro i licenziamenti decisi dalla cooperativa Alma che ha perso l’appalto e ha quindi deciso di licenziare […]

Ieri presso la libreria Feltrinelli s’è tenuta la presentazione di un libro interessante. Un’inchiesta giornalistica, eseguita con metodo originale, che cerca di far luce su quale sia la natura dei poteri forti che comandano nella nostra città. Il quadro che ne emerge è piuttosto interessante. Un singolare intreccio di cementificatori e immobiliaristi di professione, banche, […]

Arriva al terzo grado il processo sui fatti di Genova 2001. Sappiamo che i protagonisti istituzionali di quei giorni sono stati in larga misura premiati con avanzamenti di carriera, ultimo De Gennaro che si è beccato il sottosegretariato alla presidenza del Consiglio con delega all’Intelligence, mentre dieci manifestanti, il 13 luglio, rischiano di diventare il […]

Con una procedura d’urgenza parte ai primi di luglio il processo contro i 46 attivisti No Tav colpiti il 26 gennaio scorso da diversi provvedimenti restrittivitra cui ben 25 misure cautelari in carcere; inizio luglio per l’udienza preliminare.Per evitare la scadenza dei termini per la custodia cautelare il tribunale ha dunque fissato l’udienza preliminare per […]

Con il Disegno di Legge presentato dall’on. Ciccioli per modificare la legge 180, e approvato in commissione sanità alla Camera, sono previsti trattamenti sanitari (psichiatrici) “necessari” TSN, prolungati e attuati contro la volontà del cittadino in apposite strutture. Se verrà tradotto in legge riapre la buia stagione dei manicomi. I manicomi sono stati aboliti, proprio […]

Per la giustizia dei tribunali italiani Marcello Lonzi è stato stroncato da un infarto, rinchiuso nella sua cella del carcere delle Sughere l’11 luglio 2003. Un infarto che spezza otto costole e procura due buchi nel cranio, tranquillamente archiviabile come morte naturale. Maria Ciuffi non ha mai smesso di lottare, sia cercando che nei tribunali […]


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