Le menzogne e lo sciacallaggio degli antiabortisti

Scritto dasu 14 Gennaio 2016

È morta a meno di vent’anni presso l’azienda ospedaliera Antonio Cardarelli, a Napoli. Era all’undicesima settimana di gravidanza. Stava abortendo perché l’assunzione di alcuni farmaci aveva verosimilmente danneggiato il feto.

Si muore ancora di parto, sebbene con numeri molto più bassi di un tempo, quando i medici nemmeno si lavavano le mani dopo aver eseguito esami autoptici su cadaveri. Si muore per interventi banali come tonsillectomie o appendicectomie, si muore bevendo troppa acqua, si muore in seguito a un’estrazione di un dente o a una puntura di insetto. Si muore strozzandosi con una caramella.

Di casi come questi se ne continua a parlare tra le pagine delle cronache dei quotidiani che tendono a ridurre la questione dandogli un carattere sensazionale e raramente di commento e analisi delle vicende. mentre gli antiabortisti hanno già messo in scena una ripugnante “dimostrazione” che abortire sia ingiusto e pericoloso, anzi mortale anche per le donne (in senso metaforico e perfino letterale).

Abbiamo parlato di questo con Chiara Lalli, bioeticista e giornalista che fa alcune considerazioni anche sull’attuale nodo delle unioni civili e sulle adozioni.

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