“Incoraggiare ed esigere”: inferno tedesco e precarietà del lavoro in Italia
Scritto dainfosu 23 Settembre 2017
“Fördern und fordern“, “incoraggiare ed esigere”, era la parola d’ordine contro i poveri utilizzata dal cancelliere tedesco Gerhard Schröder (1998-2005). Attivazione al lavoro, colpevolizzazione dell’inattività e soprattutto creazione di segmento del mercato del lavoro strutturalmente “a basso salario” sono le caratteristiche proprie delle riforme che negli ultimi dodici anni hanno prodotto ciò che è stato descritto come la “cesura più importante nella storia dello Stato sociale tedesco da Bismark” in poi. Dall’operazione politica “Agenda 2010” targata SPD-Verdi prende forma il “Piano Hartz”, dal nome dell’ex direttore delle risorse umane di Volkswagen. Uno che sul mondo del lavoro ha le idee chiare: nel 2007 è stato condannato per aver comprato la pace sociale dell’azienda con tangenti e altri favori nei confronti del CdA. Attraverso il “Piano Hartz” si è così delineato un regime coercitivo di abbattimento del costo del lavoro.
La legge Hartz I, ad esempio, ha ulteriormente deregolamentato l’utilizzo di contratti a tempo determinato, sbarazzandosi della necessità di dichiarare un “fondato motivo” per espellere dal ciclo produttivo i lavoratori con più di 52 anni. Sono poi stati introdotti i cd. “minijob”, di cui tanto di parla in Italia. Trattasi di lavori pagati 450 euro al mese e per cui vengono corrisposti metà contributi rispetto al normale. Lavori in cui sfruttamento e povertà trovano il loro massimo connubio: non è raro infatti che un medesimo lavoratore svolga diversi minijobs, rimanendo comunque al di sotto della soglia di povertà. La legge Hartz IV ha poi introdotto un sussidio contro la disoccupazione e la povertà. Appena 409 euro al mese nel 2017. Per riceverlo bisogna dimostrare di non possedere nulla, né in termini di proprietà, né di conto in banca. A quel punto si mette in moto l’infernale dispositivo per cui gli hartzer sono costretti a presentarsi ad appuntamenti e colloqui presso il Jobcenter e ad accettare qualunque lavoro venga loro offerto, a prescindere dal tipo di mansione, retribuzione (talvolta anche 1 euro l’ora), durata del contratto. In caso di rifiuto del lavoro o mancato appuntamento presso il Jobcenter, il sussidio viene decurtato, fino ad essere sostituito da buoni pasto. Non a caso è stato definito “uno dei regimi più coercitivi d’Europa“. Hartz nel frattempo è riparato in Francia e, già vicino ad Hollande, è oggi uno dei principali ispiratori della nuova legge del lavoro fortemente voluta da Macron.
Questa mattina abbiamo tracciato un’analisi parallela della precarizzazione del lavoro, ormai dilagante su scala continentale.
Emiliano dei Clash City Workers ha proposto uno sguardo situato su genealogia e caratteristiche dell’infernale “modello tedesco”.
Carmine Tomeo, autore di un puntuale articolo su questi temi, ha invece offerto una lettura critica dei dati Istat e Inps, che disegnano una società sempre più povera, precaria e divisa. Dove chi è ricco diventa sempre più ricco e chi è povero sempre più povero, come in Germania.
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