Le mani di Pechino sull’Africa

Scritto dasu 26 Gennaio 2019

Proseguendo nei nostri approfondimenti sul colosso cinese e le sue mire espansionistiche siamo andati a vedere quel che accade nel continente africano dove da quasi dieci anni è in atto una sorta di “colonizzazione” made in China, salutata con soddisfazione dai governi locali.  Fu esattamente alla fine di luglio del 2012 che a Pechino si tenne il 5° Forum di Cooperazione Cina-Africa, ribattezzato poi dagli analisti geopolitici “Conferenza di Pechino” per la sua importanza strategica. In quell’occasione la Cina annunciò investimenti in Africa per 20 miliardi nei tre anni successivi, un tassello nel mosaico di investimenti partiti nel 2010 nel continente africano per un ammontare di 101 miliardi, 90 dei quali legati direttamente a costruzioni e risorse naturali, fra cui 7,5 miliardi di progetti minerari con Sud Africa e Zambia.

Oltreconfine il gigante asiatico si è mosso con passo felpato. Non ha vincolato la propria assistenza ad aut aut ideologici di americana memoria e ha invece conquistato consensi strappando assegni e portando progresso “con caratteristiche cinesi”: strade, ferrovie e scuole in cambio di petrolio, rame, cobalto e un mercato di sbocco per i propri prodotti. Al contempo, si è fatta largo nei palazzi del potere promuovendo la ricetta economica con cui in soli trent’anni ha scalato i gironi alti della geopolitica. Non si impone con la forza, dunque, persuade con la lingua degli affari.

Sono state, ad esempio, la migliore qualità e l’offerta di competenze tecniche a far sì che il settore della vendita delle armi abbia avuto un crescendo inarrestabile fino ad arrivare a oggi, con due terzi dei Paesi africani che hanno ormai in dotazione armi esportate da Pechino. Ma se apparentemente l’interesse cinese per il mercato delle armi, uno dei più remunerativi al mondo, non sembra nascondere la volontà di una penetrazione militare cinese nel territorio africano, non si può nascondere che la Cina si sia mossa per garantirsi postazioni di interesse economico-militare in Africa. Ne è un esempio la stretta collaborazione tra la Cina e lo Stato di Djibouti, sancita con l’installazione della prima base militare permanente cinese fuori dal proprio territorio e poi con il progetto di un’area di libero scambio con la Cina, una “Free trade zone” di esclusivo appannaggio della China’s Merchants Holdings Company, l’azienda statale cinese di trasporti marittimi che garantirà così l’assoluta leadership nel settore commerciale della zona.

Per cercare di meglio interpretare questa complessa situazione abbiamo contattato Andrea Spinelli Barrile, giornalista freelance.

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