Parigi all’apertura della COP21: repressione preventiva, cariche e arresti ai tempi dello stato di emergenza.
Scritto dainfosu 1 Dicembre 2015
Ieri a Parigi, malgrado il “divieto di manifestare” dovuto allo stato di emergenza imposto in tutto il paese, circa 10.000 manifestanti sono ugualmente scesi in strada contro l’ennesimo e inutile vertice sul clima (COP21) che vede la partecipazione di centinaia di capi di stato da tutto il mondo. La capitale francese era già blindata da giorni e il clima di terrore e minaccia “preventiva” verso chi non se ne resta a casa viene costantemente rinnovato e ripetuto dai media mainstream e nei discorsi nazionalisti e guerrafondai delle più alte cariche dello stato.
Ieri però nelle strade e nelle piazze si sono lo stesso ritrovate migliaia di persone che hanno voluto manifestare il proprio dissenso cercando di fare azioni diverse e visibili dal mattino fino alle prime ore del pomeriggio. Il numero di agenti e di camionette presenti nella piazza e che occupavano le vie limitrofe era spaventoso. Per “garantire” la sicurezza dei capi di stato esteri e recintare completamente l’aerea dei lavori della conferenza sul clima sono state chiuse autostrade e tangenziali, i parigini sono stati invitati a restare a casa e sono stati impiegati circa 6.300 agenti tra militari e poliziotti intorno all’area, 15.600 in tutta l’Ile-de-France, più un centinaio di caschi blu e 300 agenti di sicurezza solo nella zona dei negoziati.
In questo modo ieri pomeriggio è diventato immediatamente evidente cosa significhi l’applicazione dello stato di emergenza, che durerà almeno tre mesi, e che è stato dichiarato dopo gli attentati dello scorso 13 novembre. Nelle manifestazioni in Place de la Rèpublique in seguito agli scontri tra manifestanti e polizia, sono state fermate 317 persone, ne sono state identificate 341 e al momento 174 sono agli arresti. Nei giorni precedenti all’apertura del vertice ci sono state migliaia di perquisizioni in tutto il paese, misure di restrizione della libertà, arresti preventivi e arresti domiciliari per molti attivisti impegnati in diverse lotte e in diversi territori. Ecco quindi che i reali obiettivi dello stato di emergenza sembrano diventare ogni giorno più chiari.
Ascolta la corrispondenza con Virginia da Parigi sui fatti di ieri e su quello che è accaduto in Francia nelle ultime settimane, ora che i poteri di servizi e polizia hanno mano libera e budget illimitato:
Martedì siamo tornati sull’argomento, cercando, al di là della cronaca, di cogliere di segnali di non collaborazione alla militarizzazione del paese e al divieto di manifestare che emergono da una società civile, profondamente innervata da un tessuto associativo, che segnala un disagio profondo, che poco a poco si traduce in rifiuto e disobbedienza ai divieti. Come avvenuto, in tanti modi e forme, domenica in Place della Republique e dintorni.
Ne abbiamo parlato con Gianni Carrozza, un compagno molto attivo sul fronte di classe ed osservatore acuto della società francese, dove vive da oltre trent’anni.
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