riforma del lavoro

Il più giovane e dinamico capo del governo italiano (dopo Benito Mussolini) corre molto ma inciampa spesso. In un paio di giorni ha dovuto incassare la bocciatura della confcommercio, che ha giudicato nullo l’effetto del taglio dell’Irpef per la ripresa dei consumi, e la delusione dei quattromila insegnanti che hanno visto sfumare la pensione mentre […]

Con una circolare diramata lunedì 21 (5/2013), il ministero del lavoro stabilisce in merito ai contratti d’apprendistato che un datore di lavoro non incorre sanzioni in caso di inadempimento dell’obbligo formativo previsto dallo stesso contratto. Eventuali sanzioni, comunque evitabili sanando ipotetici “debiti formativi” con il reintegro delle ore di formazione evase, possono essere comminate al […]

La riforma del mercato del lavoro del governo Monti è stata definitivamente approvata dal parlamento ieri 27 maggio 2012. La norma più colpita è l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori (l. 300/70) che prevedeva la reintegra del lavoratore illegittimamente licenziato nelle aziende che impiegano più di 15 lavoratori. Da oggi ciò non accadrà sempre, ma solo in alcuni casi: licenziamenti discriminatori o effettuati a causa della maternità o del matrimonio; licenziamenti disciplinari insussistenti o sproporzionati (ma in questo caso non spetteranno tutte le mensilità dal licenziamento fino all’effettiva reintegra: il tetto è di 12 mensilità). In caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo (gmo), cioè dettato da motivi economici o comunque legati all’organizzazione del lavoro e della produzione, la reintegra potrà (e non necessariamente dovrà) essere applicata dal giudice cui è data totale discrezionalità al riguardo (anche qui con un limite del risarcimento a 12 mensilità) in caso di accertata “manifesta insussistenza” del motivo economico; negli altri casi spetterà un risarcimento da 12 a 24 mensilità. In ogni caso dal risarcimento andrà dedotto non solo quanto percepito dal lavoratore attraverso un altro lavoro dopo il licenziamento, ma anche “quanto avrebbe dovuto percepire dedicandosi con diligenza alla ricerca di una nuova occupazione”: è evidente il moralismo che sta dietro un inciso del genere. Prima però di licenziare per gmo dovrà essere stata esperita una procedura conciliativa avanti alla Direzione Provinciale del lavoro al fine di monetizzare il licenziamento: il verbale di questo tentativo di conciliazione finiranno nel fascicolo dell’eventuale causa ed il giudice dovrà tener conto anche del rifiuto di proposte conciliative in quella sede nella determinazione dell’eventuale indennità risarcitoria. Altra spia del moralismo sotteso a tutta la modifica del mercato del lavoro: bisogna essere flessibili, in entrata ed in uscita, sbattersi sul lavoro (se c’è) e sbattersi a cercar lavoro (quando non c’è). Insomma: tutta la vita al lavoro.
Ne abbiamo parlato con Simone Bisacca, avvocato del lavoro.

Ieri in serata è stata approvata al Senato la riforma del mercato del lavoro (231 sì e 33 no) che dalla prossima settimana sarà all’esame della Camera. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, presente nell’Aula di palazzo Madama per il voto, ha tenuto a sottolineare l’importanza di un testo a lungo meditato non per cercare […]

Pubblichiamo l’ultimo contributo giunto alla mail informazione@radioblackout.org sulla riforma del lavoro   L’ASPI, LA NUOVA INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE L’Assicurazione sociale per l’impiego (AspI) è il nuovo ammortizzatore sociale. Parte subito, ma la piena applicazione sarà solo dal 2017, e fino ad allora funzioneranno ancora le diverse tipologie di cassa integrazione e la mobilità. Sarà finanziata […]

La lunga melina di palleggi a centrocampo che ha caratterizzato l’ultimo mese e mezzo probabilmente è finita. Passate le elezioni la maggioranza che sostiene il governo Monti è pronta a licenziare la riforma del lavoro: un colpo al cerchio – la flessibilità in entrata – un colpo alla botte – la flessibilità in uscita e l’accordo tra i partiti è ormai quasi fatto. Sulla pelle dei lavoratori, che, al di là delle altisonanti dichiarazioni di Fornero dovranno continuare a fare i conti con ben 46 tipologie di lavoro.
Alla faccia di tutte le dichiarazioni sul contrasto alla precarietà e sul lavoro a tempo indeterminato come forma “comune” di rapporto di lavoro, il disegno di legge in discussione non ha nulla di tutto ciò: nessun tipo di contratto è stato soppresso e la grande riforma si limita, su dieci tipologie di contratti, a piccole modifiche e in alcuni casi a significativi peggioramenti.
L’articolo 18 verrà in buona parte disinnescato, lasciando ampi spazi di manovra ai padroni.

Anche Ggil Cisl e Uil si avviano a concludere la stagione, evitando lo sciopero contro le misure del governo. Una manifestazione con al centro la questione dell’equità fiscale chiuderà la stagione dei sindacati di Stato. Il 2 giugno, di pomeriggio per non disturbare la parata militare della mattina.

Continua la trattativa sulla riforma del lavoro che, qualunque sia il compromesso finale, si porterà via quel poco che resta di tutele contro lo strapotere dei padroni.
Abbiamo fatto il punto sulla questione con Stefano Capello della Cub

Articolo 18 e ammortizzatori sociali. Il governo considera chiusa la partita: ultimo incontro con le parti sociali giovedì pomeriggio. In ogni caso non verrà siglato nessun accordo.
Monti si leva di impiccio di fronte al possibile “No” della CGIL sull’articolo 18 e rimanda la riforma al vaglio del Parlamento. A questo punto la palla passa a Bersani e al PD.
“Decideremo quanto prima come procedere dal punto di vista legislativo”, ha detto Monti. “Ne’ oggi ne’ giovedi’ ci sara’ un accordo firmato dal governo con le parti sociali”, ha spiegato, “pensavamo fosse importante
ammodernare il mercato lavoro e anche ammodernare il modo di prendere le decisioni. In questo nuovo sistema si ascoltano le parti sociali ma non si da’ “a nessuno il potere di veto”.
Monti fa eco a Napolitano che aveva esortato i sindacati a «far prevalere l’interesse generale su qualsiasi interesse e calcolo particolare». Per interesse generale Napolitano intende quello dei padroni, per interesse particolare, quello di chi viene sfruttato ogni giorno da un padrone. Napolitano vuole la fine delle lotta di classe, con la resa senza condizioni dei lavoratori. I sindacati di Stato sono sul punto di accontentarlo. I lavoratori, strangolati dalla crisi, dall’aumento di tariffe e dalla riduzione di salari e garanzie saranno disponibili a fare altrettanto?
Il Governo ha annunciato la diversificazione delle tutele sui licenziamenti con il reintegro nel posto di lavoro nel caso di licenziamenti discriminatori e il solo indennizzo (fino a 27 mensilità di retribuzione) nei licenziamenti per motivi economici (giustificato motivo oggettivo) considerati dal giudice illegittimi. Nel caso di licenziamento cosiddetto disciplinare (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) considerato dal giudice ingiustificato sarà possibile per il magistrato decidere tra il reintegro e l’indennizzo economico con il pagamento al lavoratore ingiustamente licenziato tra le 15 e le 27 mensilità.
La missione di Elsa Fornero è insomma compiuta. Confindustria dice di aver acettato una mediazione per senso di responabilità Cisl e Uil non si sono opposte, anzi considerano salvo – parola di Raffaele Bonanni della Cisl – l’effetto deterrente dell’Art.18.

Ascolta l’intervista a Cosimo Scarinzi della CUB:


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