La resa dei conti negli USA

Scritto dasu 12 Giugno 2020

Dopo una prima reazione di rabbia, le proteste negli Stati Uniti continuano ancora dopo due settimane di grandi movimenti di piazza, forti rivendicazioni e conquiste. Sono nel tempo diventate più grosse e più pacifiche: questo perchè la polizia si è ritirata. Non è diminuita la forza politica che si è anzi ingigantita. Si ha la sensazione di un momento epocale, un nuovo capitolo nella storia degli Stati Uniti. Anche sul piano dell’elaborazione culturale, oggi il movimento ha la forza politica di abbattere le statue confederali con ampio consenso e risonanza nel dibattito pubblico. Le proteste stanno venendo metabolizzate, sembra esserci un cambiamento nella società stessa. In pochi giorni si stanno raggiungendo risultati che fino a poco fa sembravano insperabili, dall’abbattimento dei simboli del dominio all’opposizione all’istituzione poliziesca, fino a poco fa elogiata e coperta. A Seattle i manifestanti hanno occupato una stazione della polizia e il quartiere di Capitol Hill è diventata una Zona Autonoma (CHAZ) gestita collettivamente. (Consigliamo: https://internazionalevitalista.tumblr.com/#https://internazionalevitalista.tumblr.com/post/620635484110176256/nella-zona-un-report-dalla-zona-autonoma-di )

Per il prossimo weekend sono convocate tante manifestazioni con modalità diverse. Il 19 giugno, oltretutto, sarà una data importante: nel giorno in cui si ricorda la dichiarazione di emancipazione dalla schiavitù, Trump farà il primo comizio post lockdown, e lo farà a Tulsa (Oklahoma) dove nel 1921 ci fu un pogrom contro la comunità nera. Il trumpismo cerca lo scontro frontale e non sembra avvezzo alla de-escalation, ma dall’altra parte c’è un movimento che sembra incontenibile, la sensazione epocale è di un paese che viene al dunque con la propria storia.

Ne abbiamo parlato con il giornalista del Manifesto Luca Celada che si trova a Los Angeles, ascolta la diretta:


Radio Blackout 105.25

One station against the nation

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