Guerra in Ucraina: una risoluzione lontana.

Scritto dasu 24 Marzo 2023

La notizia che il Regno Unito ha deciso di inviare in Ucraina proiettili all’uranio impoverito è l’emblema della fase bellica che si sta attraversando a più di un anno dal suo inizio. Si colloca immediatamente dopo la visita di Xi Jinping in Russia, data da un atteggiamento da parte dell’Occidente che spinge per dare seguito al raggiungimento del reale obiettivo degli USA, ossia l’isolamento della Cina e la sua squalifica nel quadro di potere globale. Si è trattato del primo tentativo di proporre una risoluzione dall’inizio della guerra e, non a caso è provenuto proprio dalla Cina, così come non a caso non è stato accolto da un Occidente che, capitanato da Washington, accompagna la parola “pace” alla parola “vittoria” in uno scenario in cui, senza un’imposizione di tregua reale, non si uscirà se non come tutti perdenti.

Per quanto riguarda il nostro Paese, il governo attraversa alcune frizioni al suo interno date dal disaccordo della Lega nei confronti di Giorgia Meloni, completamente asservita alla dottrina americana e decisa di voler continuare a sostenere l’Ucraina inviando armi e spendendo gran parte della spesa pubblica in una guerra indesiderata da parte della popolazione italiana. Gli stessi sondaggi sull’opinione pubblica dimostrano che l’Italia risulti essere il Paese più freddo rispetto alla decisione di continuare a posizionarsi all’interno della dimensione bellica sostenendo materialmente l’esercito ucraino.

Insieme a Sandro Moiso, docente di Storia, abbiamo analizzato le reazioni in merito al piano di pace proposto dalla Cina, l’atteggiamento degli USA, la posizione dell’Italia e la questione di come dare spazio al sentimento antibellico diffuso in maniera traversale a livello popolare ma rimasto inascoltato da parte delle forze politiche in campo.

 

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