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Raccogliamo la testimonianza di Piera, valsusina resistente, che racconta la sua rabbia e la sua determinazione a continuare ad opporsi alla Tav; la Val Susa paura non ha [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/piera.mp3|titles=piera] Scarica file E poi ancora resoconti relativi ai blocchi di ieri con un resoconto da Brescia e dintorni [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/dome.mp3|titles=dome] Scarica file Dopo le mobilitazioni di ieri […]

Ore 20.15, situazione calda: [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/intervento_ore_2015_notav.mp3|titles=intervento_ore_2015_notav] ragazzi oddio, ma state guardando i telegiornali? alle 20.37? Ore 21.00, situazione di stallo, continuano ad usare l’idrante colorato, presa bene… [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/intervento_ore_21_notav.mp3|titles=intervento_ore_21_notav] Ore 21.17, ampio uso di lacrimogeni, si contano più di 600 persone, il nostro inviato ha difficoltà a parlare per la quantità di gas…comunque la gente resiste…la traiettoria […]

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa degli ‘ultimi ad andarsene’ sullo sgombero della Baita Clarea del 27 febbraio. Era nell’aria da giorni. E stamattina, pochi minuti dopo le otto è arrivata la logica prosecuzione delle mire espansionistiche dei cantieri del TAV nella val Susa. Ci siamo trovati in pochi in baita circondati da centinaia di […]

Un aggiornamento con Max, attivista no-tav che stamattina insieme ad altri compagni presidiava la baita Clarea. Nel suo contributo la drammatica testimonianza dell’‘incidente’ di Luca, il ritardo nei soccorsi, le bugie della stampa mainstream. [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/max_clarea.mp3|titles=max_clarea] Scarica il podcast

Dalle 8 di stamattina in atto lo sgombero della Clarea; ascolta la diretta con Luca sul traliccio prima della caduta[audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/lucanotav.mp3|titles=lucanotav] scarica il file

Il recente caso dell’anziana gravemente malata abbandona in una barella ha fatto scandalo. Ma quello della sanità italiana è un vaso di Pandora sempre aperto a spandere i propri mali.
Mali tutti evitabili, perché nel nostro paese la gente sta male e muore per mancanza di investimenti nella prevenzione, perché la “medicina del territorio” è solo una bella espressione su un pezzo di carta. In questi giorni i medici dei pronto soccorso di tutti gli ospedali di Torino hanno inviato una lettera al presidente della Regione Piemonte Cota, per sollecitare interventi di fronte ad una situazione ormai insostenibile. La carenza di posti letto, i pazienti, anche gravi, parcheggiati nei corridoi non sono l’eccezione ma la regola in una Regione dove si chiudono i piccoli ospedali, dove sempre più la salute è un lusso.
Non va meglio al sud, dove la situazione è da sempre strutturalmente peggiore che nel settentrione.

Ne abbiamo parlato con Ennio Carbone, medico oncologo, ricercatore all’Università di Catanzaro.

Ascolta l’intervista:

Di seguito alcuni dati sulle conseguenze delle vistose riduzioni di spesa attuate dai governi succedutisi negli ultimi anni.
Quarantacinquemila posti letto tagliati in 10 anni, soprattutto nelle strutture pubbliche. Attese nei pronto soccorso anche di 12 ore. Carenza cronica di personale e difficoltà a essere trasferiti in un vero posto letto se si rende necessario il ricovero. E, più in generale, un incremento del ricorso alle strutture private accreditate in 12 regioni su 20. La riforma della sanità finora ha portato principalmente tagli di posti e piani di rientro, lasciando sulla carta la cosiddetta “medicina del territorio” che dovrebbe fungere da collegamento tra ospedale e cittadino, assicurando cure e assistenza per tutte le 24 ore soprattutto a chi soffre di patologie non acute.

La rete ospedaliera italiana è vicina al collasso in molte zone del Paese, soprattutto in grandi città come Roma, Napoli o Torino, dove la riduzione dei letti in corsia, la chiusura dei piccoli ospedali e la mancanza di strutture di riferimento sul territorio sta portando all’intasamento dei Pronto Soccorso, con il moltiplicarsi di situazioni limite come quelle del San Camillo o del il Policlinico Umberto I di Roma, finiti nelle cronache delle ultime settimane.
45mila posti letto in meno: tanto è stato tagliato tra il 2000 e il 2009, il 15,1% del totale. Si è passati dal rapporto di 5,1 posti letto ogni mille abitanti di 12 anni fa al 4,2.
Un dato che ci pone sotto la media europea, che è di 5,5 per mille. I tagli maggiori si sono avuti in Sardegna (-22,6%), Friuli Venezia Giulia (-21%), Puglia (-20,2%) e Lazio (-18,8%). Quelli più modesti invece in Campania e Abruzzo (che, come quasi tutto il Sud, partivano da una realtà ospedaliera già sottodimensionata rispetto al centro-nord), mentre le uniche regioni che hanno evitato i tagli sono Molise e Valle d’Aosta, che hanno visto addirittura un incremento di circa il 9% dei posti letto ospedalieri.

Triplo dei tagli nel settore pubblico: a risentire maggiormente del calo di posti letto è stato il settore pubblico, dove in media, a livello nazionale, il ridimensionamento è stato del 17,2%, cioè più di tre volte di quanto tagliato nel privato, dove le riduzioni hanno riguardato solo il 5,3% dei letti delle case di cura private accreditate. Tuttavia, analizzando solo il dato del privato per singola regione si scopre che appena otto regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Calabria e Sardegna) hanno ridotto i posti letto nel privato, mentre tutte le altre realtà locali hanno incrementato il ricorso al privato accreditato con picchi di oltre il 50% in Liguria, Abruzzo, Molise, Basilicata. Numeri che hanno fatto spostare di ben due punti la bilancia del rapporto tra posti letto pubblici (dall’82,8% del 2000 al 80,8% del 2009) e posti letto nel privato accreditato (dal 17,2% del 2000 al 19,2% del 2009), a tutto vantaggio di quest’ultimo.

Dall’Italia alla Spagna è in corso un duro attacco contro alle tutele dei lavoratori. La riforma del diritto del lavoro, presentata di recente dal governo spagnolo, è il primo atto del conservatore Mariano Rajoy, esponente del PPE, che in campagna elettorale aveva dichiarato che non avrebbe toccato i lavoratori. Le misure approvate il 10 febbraio […]

In Grecia continuano le iniziative di lotta contro le misure del governo Papademos, approvate dal parlamento il 12 febbraio, mentre ad Atene e in numerose altre città greche scoppiava la rivolta popolare. Nella capitale gli scontri sono andati avanti per ore, mentre la popolazione in lotta applaudiva gli anarchici che rispondevano con forza agli attacchi della polizia. In quella giornata ci sono stati oltre cento arresti con accuse molto gravi come resistenza, attacco incendiario, lesioni.
Molto intenso è anche il dibattito sulle prospettive per l’immediato futuro, poiché in tanti sta crescendo la consapevolezza della necessità di un esodo conflittuale dall’istituito. I primi segni ci sono: dal rifiuto dei lavoratori dell’azienda elettrica a staccare la luce ai morosi, all’autogestione di un ospedale a Kirkis.
Ne abbiamo parlato con un compagno greco, Georgios

Domenica 12 febbraio. In un clima di nervosa attesa, mentre ad Atene stavano per cominciare le manifestazioni intorno al Parlamento che questa notte potrebbe approvare un nuovo durissimo piano di tagli alla sanità, ai salari, alle pensioni, abbiamo discusso con Massimo Varengo, compagno di Milano che conosce bene la situazione greca e il movimento anarchico di quel paese, delle prospettive di un movimento di opposizione popolare ben deciso a non ingoiare il rospo imposto dalla trojka (FMI, BCE, UE).
Mentre scriviamo Atene brucia: gli scontri intorno al Parlamento sono durissimi, la polizia spazza la piazza con cariche e lacrimogeni, i dimostranti rispondono con pietre, bombe carta e molotov.
La ricetta proposta dal premier Papademos, il tecnocrate chiamato ad eseguire i diktat europei, è particolarmente dura. Papademos, sostenuto in maniera bipartisan dai due principali partiti greci, la conservatrice Nea Democratia e i socialisti del Pasok, vuole servire ai greci altri durissimi sacrifici. Il paese è ormai allo stremo: in alcuni ospedali la gente deve portare da casa aghi e carta igienica, i pronto soccorso straripano di gente che non può pagare il medico di base, la disoccupazione è alle stelle.
Il piano che con ogni probabilità verrà approvato questa notte prevede una radicale riforma del mercato del lavoro, con una profonda deregulation, una diminuzione di oltre il 20% del salario minimo garantito e un taglio delle pensioni. In vendita le quote pubbliche in petrolio, gas e acqua.
È significativo che in questi stessi giorni anche in Spagna dopo la riforma laboral imposta dal governo di Mariano Rajoy, a Madrid ci siano state manifestazioni sfociate in scontri con la polizia.
In Italia Monti si sta accingendo a varare misure analoghe, tentando approcci – poi smentiti con la segretaria CGIL Camusso – per un passaggio morbido delle misure.
Papademos sta sostenendo che la scelta è tra il male e il peggio. Come ormai da tempo i lavoratori greci rifiutano la scelta e optano per la libertà.
Assediando il parlamento ma non solo. In alcune località come la cittadina di Kirkis, a 80 chilometrida Salonicco, lavoratori dell’ospedale locale hanno deciso di autogestire la struttura con criteri di condivisione e solidarietà.

Ascolta l’intervista a Massimo Varengo

Basta che scendano un po’ le temperature, che nevichi più del solito e, all’improvviso, scoppia la crisi: ci accorgiamo di colpo che l’acqua non sgorga “naturalmente” dai rubinetti, che il gas non arriva come niente fosse alle nostre caldaie.

Il gelo siberiano di questi giorni diventa quindi un’occasione per riflettere sulla fragilità di un’organizzazione politica, economica e sociale, che basta poco ad inceppare. Già le scorse settimane i blocchi degli autotrasportatori ci avevano rivelato una verità dimenticata: la verdura non cresce nei supermercati, ma, nell’era del supermercato totale, l’autonomia del singolo è ormai limitata alla scelta del marchio o dello scaffale.

Ne abbiamo parlato con Lorenzo Bianco, attivista ecologista e No Tav.

Mercoledì 15 Febbraio 2012 nella sede della circoscrizione 3 di corso peschiera 193 si terrà un consiglio aperto con l’Assessore Tisi sulle politiche abitative del comune di Torino. Gli occupanti di via Muriaglio 11 e di via Revello 34 si preparano ad accoglierla nel loro quartiere e presentano un appello in solidarietà con chi lotta […]

È di qualche giorno fa la decisione del neo-ministro della difesa Di Paola di dotare i caccia Amx ‘in servizio’ in Afganistan di bombe. Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, parla di ‘una vera follia’ mentre ila decisione è stata condannata in area istituzionale da Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista, che vi legge una continuità tra il governo Berlusconi e il governo Monti.

Ne parliamo con Marco Rossi, autore di Afganistan senza pace (uscito per i tipi di Zero in Condotta).


Radio Blackout 105.25

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