elezioni

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Sabato e domenica si è svolto in Egitto il ballottaggio tra Mursi – candidato dei Fratelli Musulmani – e Shafik, ex primo ministro di Mubarak, uomo che promette la continuità laica con il regime precedente.
Il risultato definitivo della consultazione verrà reso noto solo giovedì: ne frattempo le due opposte fazioni si attribuscono entrambe la vittoria.
Questa consultazione si è svolta a parlamento sciolto dalla Corte Costituzionale, i cui membri sono stati designati dal precedente esecutivo: siamo di fronte ad un evidente scontro di poteri, tra vecchi e nuovi padroni dell’Egitto, tra ultraliberisti confessionali e conservatori laici ed autoritari.
Di piazza Tarhir, della lotta che ha visto protagonista una nuova generazione di egiziani, resta ben poco.
Anzi. Il nuovo Egitto ha dichiarato illegali le organizzazioni sindacali, che in precedenza, pur sotto il tallone della repressione, erano riconosciute dal regime.

Ne abbiamo parlato con Paolo Gribaudo, corrispondente dal Cairo del quotidiano il Manifesto.

Nonostante l’alleanza impossibile che ha messo assieme PD e PDL in funzione anti-notav, le elezioni nel comune della bassa Val Susa premiano la lista civica “Avigliana città aperta” e il suo candidato sindaco Angelo Patrizio, che vince con un distacco netto. Non funzionano quindi le alchimie delle burocrazie di partito che in perfetto stile bipartisan […]

Si sono svolte il 28 e il 29 novembre le prime elezioni parlamentari nell’Egitto post-Mubarak:il risultato è la sostanziale vittoria di Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani, partito islamista.

Ne parliamo con Stefano Capello, esperto di Medioriente.

La scorsa settimana si sono svolte le elezioni in Spagna, vinte dai popolari guidati da Mariano Rajoy. Più che una vittoria dei popolari è stata una sconfitta dei socialisti, che in molte regioni, comprese quelle tradizionalmente di sinistra come la Catalogna e l’Andalusia, sono stati battuti.
I voti in libera uscita solo in piccola parte sono confluiti nel paniere dei popolari, che governeranno con ampia maggioranza solo grazie ad una legge elettorale di tipo maggioritario. In Catalogna e nelle zone basche, sono diventati primo partito due formazioni regionaliste, una moderata in Catalogna ed una radicale nel paese basco.
In netta crescita l’astensionismo, cui fa da contrappunto un movimento sociale vivace, che sempre più attua forme di democrazia diretta ed azione politica e sociale anti istituzionale.
In Catalogna il movimento di “Los Indignados”, detto anche M15 dalla data di inizio delle prime accampate, ha compiuto azioni molto radicali.
Le prime assemblee si sono subito diffuse nei quartieri, dove sono partite iniziative come l’occupazione di abitazioni sfitte per i senza casa.
A Barcellona Los Indignados hanno circondato il palazzo della Generalitad, il governo regionale catalano, rendendo complesso l’accesso all’edificio nel giorno che andava ai voti la proposta di tagli alla spesa sociale.

Ne abbiamo parlato con Claudio Venza, che insegna storia della Spagna contemporanea a Trieste, ma trascorre parte dell’anno a Barcellona, dove lo abbiamo intervistato.


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