Crisi tedesca e italiana: tra guerra dei dazi e guerra di classe

Scritto dasu 2 Febbraio 2020

La Bundesbank ha stimato che l’economia tedesca è cresciuta appena dello 0,6 per cento nel 2019, ovvero la cifra peggiore dal 2013. Il sistema economico italiano e tedesco sono estremamente integrati tra di loro, all’interno delle catene globali del valore: l’Italia è un importante fornitore di beni intermedi alle imprese tedesche (12,5% dell’export italiano totale). La crisi della produzione manifatturiera tedesca colpisce quindi le esportazioni italiane, soprattutto per quanto riguarda i distretti della metalmeccanica del Nord Italia.

Il rallentamento dell’economia tedesca, trainata dalle esportazioni, si inserisce all’interno di più ampie tensioni internazionali, in particolare la nuova “guerra fredda” economica tra USA e Cina. La guerra dei dazi ha in realtà mostrato che il rapporto fra Usa e Cina è ancora molto stretto, ma il decoupling economico tra le due potenze è destinato a realizzarsi nei prossimi 10-15 anni. Se le modalità con cui si concretizzerà una riconfigurazione delle catene del valore su scala globale restano una incognita, è evidente che il teatro europeo ed il Mediterraneo rappresentano il campo su cui si “sfoga” il confronto tra economia cinese e americana. Si pensi al progetto di imporre imposte ai colossi del capitalismo digitale Amazon e Facebook, al caso dei sussidi per Airbus o al ruolo di Huawei nella costruzione in Europa delle reti 5G. Le conseguenze di queste tensioni geopolitiche “esterne” ricadono sulle spalle delle classi sfruttate attraverso le molteplici forme assunte dalla guerra di classe “interna”.

Questa mattina ne abbiamo parlato con Stefano Capello della CUB:


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