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Secondo l’OCSE è aumentato il divario tra i più ricchi e i più poveri: in pochi anni siamo passati da 1 a 8 a 1 a 10 di differenziale.
Il governo ha deciso la mano dura con gli autotrasportatori, intimando alle Prefetture di usare il pugno di ferro con chi protesta e blocca.
Nel frattempo il governo Monti ha aperto la partita sul lavoro, puntando a regolare i conti con quel che resta di tutele e garanzie per i salariati: in ballo l’articolo 18 e la cassa integrazione guadagni.
Ne abbiamo parlato con Cosimo Scarinzi della CUB, che ha sottolineato la gravità dell’intero pacchetto di misure promosso dal governo dei tecnocrati: dalle pensioni alle liberalizzazioni, che, nel settore del commercio hanno colpito una categoria già schiacciata da un contratto che incatena i lavoratori alle esigenze aziendali senza alcun significativo compenso sul piano salariale.
La stessa protesta degli autotrasportatori va compresa ripercorrendo le trasformazioni profonde del capitalismo italiano, che ha puntato sulle esternalizzazioni, facendo crescere il numero di lavoratori, formalmente autonomi, in realtà dipendenti senza garanzie, obbligati ad assumersi tutti i rischi.
Prima diretta dal corteo, ore 15:30 [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/1ocorto28gen.mp3|titles=1ocorto28gen] Il cortep momentaneamente fermo in una piazza Castello piena, si dirige verso piazza Vittorio, il corteo continua…. [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/2ocorto28gen.mp3|titles=2ocorto28gen]
All’indomani dell’azione repressiva messa in campo dalla Procura e dalla Questura di Torino, il punto della situazione sul Movimento No Tav. Tantissime le iniziative di solidarietà in tutta Italia. Ieri centinaia di persone in piazza a Torino e diverse migliaia per la fiaccolata di Bussoleno. Oggi un presidio davanti al carcere delle Vallette e domani […]
Questa mattina all’alba puntualmente è scattata un’operazione di polizia contro il movimento notav con la notifica di 25 custodie cautelari e 17 misure ristrettive a compagn* di tutta Italia. Tra questi tre redattori di Radio Blackout, Maja, Luca e Jacopo, accusati come gli altri di aver tentato di resistere allo sgombero del 27 giugno scorso […]
Questa mattina all’alba una maxioperazione di polizia, partita dalla Procura torinese, ha coinvolto decine di compagni, amici, attivisti no tav. Qui a Torino, molte perquisizioni in case private e in quasi tutte le case occupate e centri sociali cittadini. Una quindicina i compagni e le compagne fermati e tradotti in carcere a Torino e provincia,un’altra […]
Sabato 28 gennaio si svolgerà a Torino una manifestazione No Tav.
I No Tav si sono dati appuntamento alle 14,30 in piazza Carlo Felice, dove incontreranno i lavoratori dei Wagon Lits in lotta, poi con una sfilata comunicativa si sposteranno in piazza Castello con cartelloni e carriole piene di macerie, bossoli di lacrimogeno, alberi spezzati.
Le macerie saranno riconsegnate a chi le ha prodotte.
Di seguito l’appello per la manifestazione del Movimento No Tav:
“No Tav, una garanzia per il futuro
Noi vogliamo costruire un futuro per tutti
Politici, amministratori, affaristi tenetevi le vostre macerie
Il 28 gennaio porteremo a Torino macerie della Maddalena di Chiomonte: pezzi di alberi tagliati per fare posto al non cantiere, pezzi di recinzione, bossoli di lacrimogeni che hanno gasato e ferito persone e piante.
Vi restituiamo le macerie che state creando. Le macerie dell’informazione che spesso non è corretta, le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un’intera valle, le macerie del denaro pubblico che si sta sprecando in una grande opera inutile e dannosa di cui approfitteranno soprattutto mafie e affaristi, le macerie di quello che voi chiamate sviluppo e crescita e che invece porta crisi sociale ed economica.
Noi non ci stiamo e continueremo ad opporci con la sola forza della nonviolenza popolare con forme di disubbidienza civile, di boicottaggio, di non collaborazione, di resistenza, di determinazione nella ricerca della giustizia.
Noi non ci stiamo e continueremo a impegnarci per costruire una società e un mondo in cui le ricchezze siano redistribuite in modo più equo, in cui le risorse necessarie per il bene di tutti si trovino tagliando le spese militari e colpendo le grandi ricchezze non produttive, in cui i beni comuni siano al centro: lavoro, scuola, sanità, servizi per le persone più fragili, trasporti locali, cultura…
Invitiamo i cittadini di Torino, della Valsangone, dei comuni della Collina Morenica, della Val di Susa a ritrovarsi il 22 gennaio alle h.14,30 in piazza Carlo Felice.
Per garantire gli affari all’alta velocità, si cancellano servizi, si impongono costi elevati ai viaggiatori , si eliminano tratte, si peggiora il servizio per i pendolari, si licenziano lavoratori: testimoniamo con la nostra presenza nell’area della stazione la nostra solidarietà ai ferrovieri in lotta per difendere il proprio posto di lavoro.
Invitiamo tutti a portare o indossare un cartellone che esprima le ragioni contro il Tav ed un messaggio costruttivo e di impegno per difendere le nostre colline, le nostre montagne, le nostre città.
Cercheremo il dialogo con i cittadini per le strade del centro, i nostri cartelli parleranno delle ragioni della nostra lotta, le performance teatrali che faremo in piazza Castello porteranno sotto gli occhi di tutti la quotidianità di una valle militarizzata.
Al termine porteremo le macerie a chi le ha prodotte, a chi costruisce muri invece di ascoltare, a chi vuole continuare a distruggere i beni comuni.”
Ne abbiamo parlato con Gianna De Masi
Le scelte del governo nell’ultimo anno sono state un mix di criminalità e cialtroneria.
È stato un anno di “emergenze” costruite per poter meglio modellare un dispositivo securitario, che punta sul disciplinamento del lavoro migrante, come grimaldello per eliminare ogni tutela per tutti i lavoratori, immigrati o “indigeni”.
Il 21 gennaio Monti è andato in Libia per discutere, di soldi, ENI, petrolio ed immigrati. In ballo è la ripresa della cooperazione nel respingimento in mare di profughi e migranti. Con il governo Gheddafi – prima che l’Italia entrasse guerra – le cose andavano a gonfie vele per i razzisti: respingimenti di massa, detenzione nelle galere libiche, netta riduzione degli sbarchi in Sicilia. Tripoli faceva il lavoro sporco, Roma pagava. Chi fuggiva da guerre e persecuzioni trovava galere, torture, stupri e ricatti. Il ministro della difesa Di Paola ha sottoscritto una lettera di intenti con il collega libico Osama al-Juwali per addestrare 300 poliziotti libici in Italia e per il controllo elettronico delle frontiere. La prossima volta andrà in Libia il ministro dell’interno Cancellieri per fissare il nuovo accordo sui flussi migratori. Tutto cambia perché tutto resti uguale.
La Lega Nord scalpita per cacciare via le 22.000 persone sbarcate nel nostro paese per fuggire la guerra in Libia cercando un’opportunità di vita in Europa.
Profughi e richiedenti asilo sono stati affidati alla Protezione Civile, per gestire quella che Berlusconi ha chiamato “emergenza Nord Africa”. La protezione civile anche in questa occasione si è esibita nel solito show. La gente che nel nostro paese ha subito alluvioni, terremoti, frane sa bene che il peggio è venuto dopo. Militarizzazione del territorio, clientelismo, mostruose spese per l’apparato, nulla per chi si trova senza casa e senza lavoro.
I profughi provenienti dalla Libia sono stati dimenticati in migliaia di piccoli centri di accoglienza sparsi per il nostro paese. La protezione civile fa affari, “l’emergenza” diventa una triste normalità.
Tanto “normale” che tanti non se ne accorgono nemmeno, nonostante in ballo ci siano le vite di migliaia di persone.
La gran parte dei profughi della guerra in Libia erano emigrati in quel paese da lunghi anni: nonostante ciò le commissioni che devono decidere sulla concessione dello status di rifugiato fingono di non saperlo, considerandoli alla stregua di immigrati appena sbarcati.
Una delle tante sceneggiate recitate sulla pelle di chi è fuggito da una guerra cui l’Italia ha partecipato attivamente.
Ne abbiamo parlato con Gianluca Vitale, avvocato impegnato sul fronte dell’immigrazione:
Mercoledì 25 gennaio. Continua lo sciopero degli autotrasportatori iniziato ieri con blocchi di tangenziali e autostrade. Dopo l’incontro con il prefetto i tir sono stati tolti dalle strade ma il popolo dei tir è deciso a incrociare le braccia sino a venerdì.
Il governo minaccia la linea dura, il ministro Cancellieri indica alle prefetture la via della repressione.
Se la situazione della viabilità pare migliorare, si moltiplicano invece le difficoltà per il commercio e le aziende: la Fiat chiude i battenti, generi alimentari cominciano a scarseggiare nei banchi di mercati e supermercati. Indice chiaro di quanto la nostra vita quotidiana dipenda da un meccanismo di circolazione delle merci che esclude la filiera corta, il consumo locale, la riduzione dei trasporti.
Gli autotrasportatori, categoria che si è ampliata a dismisura negli anni, grazie alle esternalizzazioni dei servizi operate dalle grandi aziende si battono contro il caro gasolio, ma, nei fatti la loro protesta è insieme più ampia e generica. È la protesta di chi non ce la fa più ad andare avanti, di chi non vede prospettive per il domani. Un sentire che sta crescendo un po’ ovunque.
Ascoltiamo la testimonianza di Luca, uno dei “padroncini”, che da ieri presidia all’autoporto di SITO:
Le istanze degli autotrasportatori scesi sul piede di guerra in questi giorni contro le nuove accise sul carburante, dopo la spinta che saliva da sud col movimento dei “forconi” hanno ottenuto, se possibile, ancora più disprezzo dei loro colleghi meridionali o degli appartenenti alla “casta” dei tassisti. Radio Blackout non si accontenta dei luoghi comuni […]
Continua la lotta dei lavoratori della Wagon Lits Servirail a Milano, da quasi due mesi in presidio permanente sopra e sotto la torre del binario 21 della stazione centrale . Sopra la torre, dopo la discesa di Giuseppe in seguito ad un malore, rimangono ancora Carmine ed Oliviero. E proprio da Carmine ci siamo fatti […]
Continua la protesta del movimento dei forconi. Dopo giorni di blocchi e proteste, i media si accorgono di quanto sta succedendo in Sicilia ma provano a gettare ombre sulla mobilitazione accusando il movimento di tollerare infiltrazioni mafiose e fasciste. Il punto della situazione e qualche chiarimento sul contesto di cui si sta parlando con Giorgio […]
I consultori sono sotto attacco. E’ sotto attacco l’autodeterminazione delle donne. Lo è in molti settori che riguardano la maternità e la sessualità, lo è nell’attacco sferrato agli asili nido e agli altri servizi, lo è nei tagli al Welfare, lo è nelle forme di precariato e nella impossibilità di avere un lavoro che non […]