processo

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Nuova sentenza della Corte d’assise d’appello del Tribunale di Torino per la morte nel rogo del 6 dicembre 2007 dei sette operai della ThyssenKrupp. Il presidente Gian Giacomo Sandrelli ha letto la sentenza che riduce la condanna dell’amministratore delegato in 10 anni, ma soprattutto cancella il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Harald Espenhahn, […]

C’erano tutti: il vicecapo della polizia, Nicola Izzo, il macellaio che nel marzo 2011 represse il movimento no-global napoletano con botte e torture, il presidente della Provincia Saitta, il sottosegretario all’Interno Carlo De Stefano e procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, passando per il vice comandante nazionale dei carabinieri.
Al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza ha preso parte un discreto pool di esperti della repressione. Sul tappeto, ancora una volta, il disciplinamento forzato del movimento No Tav, sempre refrattario ad ogni tentativo di normalizzazione. Non è bastata la carota, non è bastato oltre un anno di occupazione militare, controlli, arresti, fogli di via per piegare un movimento, che è ormai divenuto punto di riferimento per l’opposizione in ogni dove d’Italia.
Dal vertice è scaturita la decisione di inviare altri 200 uomini in divisa per sorvegliare le recinzioni in Clarea. Come sempre l’apparato propagandistico che sostiene le operazioni repressive parla di estremisti, di anarchici, di antagonisti, ignorando la realtà: il movimento di opposizione al Tav ha maturato una crescente radicalità, sulle barricate della Libera Repubblica come nella lunga resistenza alla violenza dell’occupazione militare.
Dopo un’estate resistente, si prepara un autunno caldo a Chiomonte, dove la scorsa settimana gli uomini della CMC, la Cooperativa Muratori e Cementieri di Ravenna, hanno fatto capolino al cantiere/fortezza in vista dell’avvio dei lavori. I No Tav si preparano alla resistenza.

Domenica 16 settembre, ultimo giorno di campeggio a Chiomonte, alle 14,30 ci sarà un’assemblea popolare del movimento No Tav.

Il 2 ottobre riprenderà il processo contro i No Tav accusati di aver impedito un sondaggio a Susa nel gennaio del 2010.

Ne abbiamo parlato con Alberto Perino.

La sentenza emessa dal tribunale di Torino nei confronti di due No Tav, accusate di resistenza e lesioni per la partecipazione ad una serata di lotta alle reti di Clarea, sebbene si sia conlcusa con la condanna per resistenza di Marianna, rappresenta tuttavia un colpo per le tesi accusatorie delle Procura torinese, che aveva sostenuto con forza la tesi del concorso morale di tutti i partecipanti alle iniziative, indipendentemente dalle azioni individuali.
Per la Procura bastava trovarsi alle reti ed avere strumenti necessari a tutelare la propria salute per essere responsabili persino dello scivolone di un carabiniere!
Per il PM avere con se oggetti il cui possesso è “astrattamente legale” come maschere antigas, guanti e occhiali dimostrava l’intenzione di commettere reati.
Sia Nina che Marianna sono state assolte dal reato di lesioni, mentre Marianna grazie alla testimonianza di ub carabiniere che confonde il nero con il bluette dei sui pantaloni, è stata condannata a 8 mesi.
Una sentenza che potrebbe avere un importante riflesso per l’altro processo ai No Tav, per i quali è cominciata il 6 luglio l’udienza preliminare.

Ne abbiamo parlato con Gianluca Vitale, avvocato del pool No Tav

Si è aperto stamattina al Palagiustizia di Torino, il maxiprocesso ai 46 attivisti No Tav per i fatti avvenuti il 27 Giugno e il 3 Luglio scorso, un processo a tutto il movimento. “Assedio al tribunale”, titolano maliziosamente i quotidiani. Ma stamani tutto il movimento si è ritrovato a fianco agli imputati, davanti al tribunale, […]

Il 6 luglio comincia il processo a 46 No Tav accusati di aver partecipato alla resistenza allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena il 27 giugno 2011 e all’assedio al fortino del 3 luglio. Tre di loro sono ancora in carcere dal 26 gennaio, quando scattò l’operazione della Procura torinese.
Il giudice dell’udienza preliminare deciderà del rinvio a giudizio e sulle imputazioni proposte dal GIP.
L’intera operazione, al di là, delle singole imputazioni, ruota sul “concorso”. Secondo la Procura, chiunque si trovasse in una delle zone dove sono avvenuti scontri – alla centrale, sul piazzale della Maddalena o alle vasche – è responsabile di quanto è accaduto, perché la sua stessa presenza in quei luoghi dimostrerebbe l’intenzione di commettere reati.
Una sorta di concorso morale collettivo.
Il 6 luglio alla sbarra va quindi un intero movimento.

Ne abbiamo parlato con Claudio Novaro, che difende numerosi No Tav.

Martedì 3 luglio al campeggio di Chiomonte si svolgerà un’assemblea cui, oltre Novaro, parteciperà l’avvocato Losco, che difende alcuni No Tav milanesi.

  Giovedì 24 maggio si è svolta la prima udienza riguardante la rivolta che il 15 gennaio scorso ha reso inagibile una sezione del Cie di via Corelli a Milano. Le udienze proseguiranno nei mesi di giugno e luglio e l’assurda accusa è di devastazione e saccheggio, che potrebbe essere funzionale alla creazione di un […]

Oggi si è aperto a Susa, il processo contro tre antinuclearisti, che il 7 febbraio del 2011, manifestarono davanti alla stazione di Condove-Chiusa San Michele contro il passaggio di un treno contenente scorie radioattive e diretto in Francia. Il processo è stato rimandato all’11 luglio. Ricordiamo in breve la vicenda. Il treno era il primo di […]

Giovedì 12 gennaio – ore 10 aula 55 – si terrà il processo a due anarchici accusati di aver scritto sui muri della sede della Croce Rossa in via Bologna “CRI complice dei pestaggi al CIE. Rompere le gabbie!”.
Un occasione per fare il punto sui CIE e chi ci lucra, dopo un anno di “emergenze” costruite per poter meglio modellare un dispositivo securitario, che ormai da molti anni punta sul disciplinamento del lavoro migrante, come grimaldello di una politica che mira a eliminare ogni tutela per tutti i lavoratori, immigrati o “indigeni”.
Ultimo atto del pacchetto sicurezza voluto da Maroni nel 2009, la “tassa di soggiorno”, che dal prossimo primo febbraio tutti coloro che fanno richiesta del permesso dovranno versare allo Stato, che la userà per espellere i “senza carte”. Un meccanismo razzista che è il degno suggello della politica del ministro leghista.
I CIE, i Centri di Identificazione ed Espulsione per immigrati, sono le galere che lo Stato italiano riserva a quelli che non servono più. Sono posti dove finisci per quello che sei, non per quello che fai. Come nei lager nazisti. Raccontano che nei CIE stanno i delinquenti, ma mentono sapendo di mentire. Nei CIE rinchiudono chi ha perso il lavoro e, quindi, anche le carte, oppure chi un lavoro a posto con i libretti non l’ha mai avuto e quindi nemmeno le carte in regola.
Ne abbiamo parlato con Marco Rovelli, autore di “Lager italiani”


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