USA

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Il Comitato No MUOS di Niscemi, il Comitato Mamme NO MUOS e il Coordinamento regionale dei Comitati NO MUOS proclamano una giornata di sciopero generale a Niscemi per il 31 maggio; una giornata in cui tutte le attività lavorative, economiche, commerciali si fermano per affermare che la popolazione niscemese non vuole il MUOS, non vuole […]

500 marines spostati dalla Spagna alla base NATO di Sigonella. Ufficialmente per garantire la sicurezza dei cittadini statunitensi in Libia. In realtà Sigonella è una base di guerra attiva ogni giorno, per operazioni più o meno coperte di polizia internazionale. Da Sigonella partono i droni destinati a colpire nemici degli interessi statunitensi nell’area Mediterranea, a […]

Dagli Usa arriva un apparente voltafaccia rispetto agli impegni di Barack Obama verso il disarmo nucleare. Il Pentagono si appresta infatti a spendere 11 miliardi di dollari per ammodernare 200 ordigni nucleari tattici B61 allocati in Europa per trasformarli in “bombe atomiche intelligenti (teleguidate)” sganciabili dal caccia di ultima generazione F-35, di cui si doterà anche l’Italia. E’ quanto rivela il britannico Guardian. Niente […]

A partire dalla settimana scorsa, i tagli indiscriminati alla spesa pubblica americana che si profilavano ormai da alcuni mesi all’orizzonte sono infine divenuti realtà. Si tratta di una sforbiciata da 85 miliardi di dollari, di cui diversi miliardi alla voce “Pentagono”. La legislazione americana prevede un tetto massimo quantitativo all’ammontare del debito pubblico, la cui […]

Tutto può essere. Ma la caduta del capo della CIA, il generale David Petraeus, non sembra imputabile alla sola relazione extra coniugale, divenuta pubblica da qualche giorno. Dietro la parabola discendente di Petraeus peserebbe come un macigno, la disastrosa politica estera statunitense degli ultimi anni; dalla guerra ormai persa in Afghanistan alla gestione delle rivolte […]

L’ultima strage di civili l’hanno attribuita ad un soldato ubriaco e pazzo. Ma non ci crede nessuno. Lo stesso governo/fantoccio guidato da Hamid Karzai ha preso le distanze da quest’ennesimo atto di ferocia gratuita. Ormai lo fa da mesi, perché nemmeno le esili strutture “democratiche” volute dagli Stati Uniti per mettere in scena lo spettacolo della democrazia, sono in grado di reggere l’impatto delle operazioni notturne dei soldati della coalizione ISAF.
Queste operazioni notturne, con tanto di rastrellamenti e sequestri illegali di civili, raramente si concludono senza lasciare sul terreno nuove vittime. Nonostante le ripetute proteste del parlamento afgano, dello stesso Karzai e della Loya Jirga, gli americani e i loro alleati si sono rifiutati di far cessare queste incursioni sanguinarie.
La strage della provincia di Kandahar con ogni probabilità – lo confermerebbe la presenza di un elicottero sui due villaggi colpiti – si inserisce nel quadro di queste azioni di terrorismo verso la popolazione civile, nel tentativo di erodere il sostegno alla guerriglia talebana.
Questa strage ha un precedente storico nella guerra del Vietnam, che, specie negli USA è lo spettro di guerra infinita che ormai accompagna l’avventura militare afgana. A Mylai, il 16 marzo 1968, vennero uccisi 347 civili, tra cui molte donne – spesso anche stuprate – bambini ed anziani. Alla fine i soldati ammazzarono anche gli animali domestici e diedero fuoco al villaggio. A far scattare la strage fu il sospetto che una famiglia sostenesse i vietcong. Sul tenente William Calley, che guidava le truppe, venne insinuato il dubbio che fosse psichicamente instabile. A capo della commissione di inchiesta era un uomo destinato ad una folgorante carriera, il futuro segretario di Stato, Colin Powell, che concluse che i rapporti tra americani e popolazione vietnamita erano comunque ottimi. Calley venne condannato all’ergastolo e ai lavori forzati, ma, per decisione del presidente Nixon venne subito messo ai domiciliari nella sua casa a Fort Benning e tornò in libertà tre anni e mezzo dopo.

L’Afganistan sta diventando sempre più una sorta di Vietnam per gli statunitensi, incapaci di cogliere la complessità etnica, geografica, religiosa, politica di un paese che non si può definire nei termini della nazione in senso occidentale, dove i governi americani hanno più volte cambiato fronte e dove, soprattutto, non hanno saputo trovare alleati tra popolazioni disprezzate e vessate per oltre un decennio.

Ne abbiamo parlato con Marco Rossi, autore di numerosi articoli e di un libro, “Afganistan senza pace”, uscito qualche anno fa per le edizioni Zero in Condotta.


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